Il 10 dicembre Airbnb si è quotata in borsa a New York ed è stato un successo: in apertura, il prezzo di ciascuna azione è salito fino a 146 dollari, più del doppio dei 68 decisi dall’azienda come prezzo di partenza. Sebbene si sia poi leggermente assestato, quella di Airbnb – che era stata definita dal Financial Times come una delle più attese tra le aziende della Silicon Valley – è stata la più grande quotazione statunitense di quest’anno.
Questi risultati sono un passo importante che arriva dopo anni di attesa e soprattutto dopo mesi di difficoltà e cambiamenti. Della quotazione si parlava già da alcuni anni e, alla fine del 2019, era stato deciso che l’ingresso sarebbe stato nei primi mesi di quest’anno. Tuttavia la pandemia ha costretto l’azienda a modificare i suoi piani. Come ha dichiarato il Wall Street Journal, in questo 2020 Airbnb ha avuto “un’esperienza di pre-morte” in seguito alla quale è stata capace di “tirarsi fuori dal baratro” e arrivare alla quotazione attuale “che solo pochi mesi fa sarebbe sembrata impossibile”.
Prima della pandemia
Prima di fondare Airbnb insieme ai soci Joe Gebbia e Nate Blecharczyk, Chesky aveva studiato design; fondò l’azienda mentre lavorava come designer a Los Angeles, dove guadagnava circa 40mila dollari l’anno e condivideva un appartamento in affitto. Non avendo molti soldi da parte, comprò dei materassi e, insieme al coinquilino, affittò qualche giorno parte dell’appartamento a tre ospiti interessati a seguire una conferenza senza pagare una camera d’albergo. L’idea ebbe successo e i due provarono a far crescere la cosa. Dopo aver scelto il nome, i tre fondatori si concentrarono sull’offerta di letti e stanze in grandi città in cui c’erano eventi: Airbnb divenne presto uno dei più concreti esempi di sharing economy e fu per molti un’ancora di salvezza.
Come ha scritto Bloomberg, “perché stare in uno di quegli hotel tutti uguali in un distretto finanziario, quando potevi prenderti una stanza in un quartiere residenziale ma promettente, magari stando qualche giorno in più?” Airbnb ebbe una grandissima crescita, aggiungendo negli anni opzioni diverse, lussuose: soluzioni per ogni tipo di gusto e portafoglio.
Nel 2018 si iniziò a parlare di una quotazione in borsa
Un valore stimato tra i 50 e i 70 miliardi di dollari. Chesky si oppose, probabilmente perché – secondo quanto riportato dal Wall Street Journal – preferiva continuare a far crescere l’azienda lontano dai riflettori. Una scelta che non piacque a tutti, dal momento che molti investitori erano desiderosi di trarre profitto in un periodo in cui tante startup e aziende tecnologiche si quotavano in borsa con successo. Nel 2019 le spese furono di oltre 5 miliardi di dollari: circa un miliardo e mezzo in più rispetto al 2018 e più del doppio rispetto al 2017. Intanto salivano anche le entrate, ma non con lo stesso ritmo, e le perdite del 2019 furono superiori a quelle dei due anni precedenti messe insieme. A fine 2019, Chesky decise che nel 2020 l’azienda si sarebbe infine quotata in borsa per raccogliere i soldi necessari per il proseguimento dell’espansione e permettere a dipendenti e investitori di guadagnare vendendo azioni.
La pandemia
Poi, come ha scritto l’Economist, “a marzo, quando Chesky aveva finito le ultime correzioni ai documenti necessari per la quotazione, arrivò la pandemia, e anziché andare a New York per suonare la campanella con cui si dà inizio agli scambi azionari di Wall Street, si trovò a passare giorni e notti su Zoom”. E secondo le parole di Chesky “fu come tirare di colpo il freno mentre stai andando a 100 miglia all’ora. Le prenotazioni su Airbnb precipitano a causa della pandemia, ma le prenotazioni stanno iniziando a calare anche negli Stati Uniti”.
Airbnb è arrivata in borsa
I fondatori, però, non si sono persi d’animo. Grazie al prezzo di vendita delle sue azioni, per le quali si stimava una valutazione complessiva di circa 47 miliardi di dollari, Airbnb – che dichiara di avere 5,6 milioni di annunci attivi nel mondo e di aver gestito oltre 800 milioni di check-in di ospiti grazie a oltre 4 milioni di host – è arrivata oggi a una capitalizzazione di mercato di circa 100 miliardi di dollari: più del valore delle tre maggiori catene di hotel americane (Marriott, Hilton e Hyatt) messe assieme.
Costanza Falco
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