CNA Lombardia risponde.
Le dichiarazioni del governatore Fontana al Corriere della Sera non sono passate inosservate. Secondo il numero uno, Regione Lombardia starebbe temporeggiando sulle riaperture in attesa delle linee guida INAIL per i vari settori, per poterle incrociare con i dati epidemiologici della Fase 2 e valutare solo in un secondo momento la fattibilità della riapertura delle attività di acconciatura e estetica. Immediato l’appello di CNA Lombardia a Fontana: “Ci domandiamo perché ancora non ci siano dati epidemiologici solidi – dichiara Daniele Parolo, presidente di CNA Lombardia -. E soprattutto in quale modo il loro incrocio con le indicazioni INAIL potrà produrre una strategia di cui abbiamo bisogno“.
Crescita degli abusivi e poche risposte
La confusione messa in atto nelle ultime settimane dagli organi competenti non aiuta. “Nel frattempo l’ “epidemia” degli operatori abusivi si espande, in spregio alle norme e agli operatori corretti, in spregio alla sicurezza e alla salute delle persone – prosegue Parolo -. Acconciatori ed estetiste in molte altre regioni italiane hanno ricevuto una risposta. Una data per riaprire, delle indicazioni per farlo in sicurezza, un aiuto a fondo perduto per colmare almeno una parte delle gravose perdite di fatturato. La disperata necessità di riaprire è la naturale conseguenza del completo abbandono di una categoria di imprese, quasi sempre artigiane. Queste dal 12 marzo stanno affrontando costi fissi che oscillano mediamente tra i 2 e i 6 mila euro mensili, con in tasca un bonus di 600 euro e la speranza di ricevere quantomeno la cassa integrazione per i propri dipendenti”.
Rischio chiusura
Non c’è più tempo e una risposta non solo a parole servirà. Servirà a quei milioni di lavoratori che rischiano seriamente di dover dire addio alla propria attività, in barba ai vari decreti realizzati in perfetto e maniacale stile “Aspettando Godot”.
Secondo il presidente di CNA Lombardia:”non è a rischio la competitività di queste imprese, ma la loro sopravvivenza. Per le 26000 imprese lombarde del settore si prospetta un fatturato ridotto almeno del 35% su base annua. L’ossigeno serviva già un mese fa, sono sempre di più le saracinesche che difficilmente verranno rialzate in futuro. La tanto richiesta libertà alle regioni è stata data. Regione Lombardia dimostri di avere una strategia solida per la gestione di un ritorno alla normalità chiaro e definito, che non passi attraverso azioni politiche che stigmatizzano un settore – quello del Benessere – che più di altri fonda la sua operosità e credibilità sulla seria gestione delle norme e delle prassi di sicurezza igienica”.
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