Cala l’inquinamento ma anche le piogge stagionali.
Con il lockdown e il conseguente stop della maggior parte delle attività, comprese le fabbriche ritenute non necessarie, sembrava che la situazione ambientale potesse migliorare sensibilmente. Meno consumi, meno macchine in giro e quindi meno emissioni. Meno inquinamento. Un lato positivo di un periodo in cui se ne vedono davvero pochi altri. Ma se da una parte la qualità dell’aria è migliorata e il livello di inquinamento è diminuito, dall’altra l’Italia ha affrontato quattro mesi contraddistinti da un clima anomalo, fatto di poche piogge e tanto caldo. Si tratta, dati alla mano, di uno degli anni con la temperatura media più alta di sempre.
I dati di IconaMeteo
Infatti, i numeri indicano che i primi 4 mesi dell’anno sono stati segnati da temperature superiori alla norma a livello nazionale. Il tutto con picchi di insolito caldo soprattutto ad aprile. Lo rivela l’analisi delle anomalie realizzata da Simone Abelli, meteorologo di IconaMeteo. Sul fronte delle precipitazioni, il periodo gennaio-aprile risulta poco piovoso in modo abbastanza uniforme in tutto il territorio: all’appello manca un terzo della pioggia con 21 miliardi di metri cubi di pioggia in meno rispetto alla media.
“I calcoli – spiega Abelli – confermano un’anomalia termica decisamente elevata (+1,3 gradi) che al momento mantiene il 2020 fra gli anni più caldi della serie storica, mentre il deficit pluviometrico si assesta a -34%, con una distribuzione abbastanza uniforme in tutto il territorio, che corrisponde a 21 miliardi di metri cubi di pioggia in meno rispetto alla media”. Un problema non da poco per settori come l’agricoltura, già in difficoltà a causa del coronavirus. E in generale una questione che potrebbe avere ripercussioni negative sull’ambiente e sulla vegetazione della nostra penisola
Le cause di queste anomalie
Abelli analizza poi le cause dei due fenomeni. “Per quanto riguarda in particolare il mese di aprile – rileva – il Vortice Polare stratosferico ha completato la sua definitiva transizione nella modalità anticiclonica tipica del semestre caldo boreale attraverso un ultimo riscaldamento (final warming) cominciato nella seconda metà di marzo. Il tutto con conseguente graduale indebolimento del vortice stesso, fino alla completa inversione dei venti zonali fra gli ultimi giorni di aprile e i primi di maggio. Anche sotto questo aspetto, quindi – rileva Abelli – si può considerare avviata la stagione calda. In definitiva, conclude il meteorologo di IconaMeteo, “la stagione primaverile ancora in corso evidenzia anomalie dello stesso segno di quelle del mese di aprile. Ma più contenute a causa del mese di marzo più piovoso della media e solo leggermente più caldo del normale”.
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