A seguito del crollo di un ghiacciaio e della tragedia della diga dell’Uttarakhand, sempre più esperti chiedono di aumentare il controllo della tanto grande quanto fragile catena montuosa dell’Himalaya.
È un territorio sempre più fragile, con meno neve, messo a rischio da ingenti inondazioni, ghiacciai che si riducono, città e villaggi minacciati da crolli. Eppure, nonostante i rischi aumentino a vista d’occhio, l’intera situazione dei ghiacciai in ritirata dall’Himalaya è priva di una rete di controllo e monitoraggio. L’allarme è stato lanciato da una serie di esperti, glaciologi e scienziati, che hanno parlato delle loro impressioni alla BBC. Come affermato dal glaciologo del Cnr Renato Colucci, poco dopo la tragedia dell’Uttarakhand, il problema delle frane esige, per la salvaguardia di tutti noi e degli ecosistemi, un’operazione di costante monitoraggio.
Le devastazioni in Uttarakhand
Questo monitoraggio di vitale importanza non avviene in tutte le zone del mondo. L’Himalaya rappresenta un caso emblematico. In molti sicuramente ricordano le immagini di febbraio quando nell’Uttarakhand il crollo di una parte di roccia e ghiaccio ha portato all’esondazione di fiumi, la distruzione di impianti e la morte di tantissime persone con più di sessanta vittime certe e centinaia di dispersi. Proprio questo disastro ambientale dovrebbe farci aprire ancor di più gli occhi sui ghiacciai dell’Himalaya, che soffrono a causa del cambiamento climatico. Ad esclusione dei Poli, questo territorio del mondo conta il maggior numero di ghiacciai sul Pianeta che hanno già perso tonnellate di ghiaccio a causa dello scioglimento legato al surriscaldamento.
Alla fragilità dei ghiacciai e delle zone rocciose sono esposte migliaia di persone che vivono a ridosso della catena montuosa. Ad ogni modo, continua a mancare da parte dei governi un monitoraggio adeguato. “Non c’è una comprensione completa di ciò che sta realmente accadendo in termini di rischi” ha detto alla BBC il professor Jeffrey Kargel, geologo statunitense. “Siamo solo reattivi quando accadono incidenti come quello che è successo in Uttarakhand, ma non stiamo monitorando i ghiacciai soffermandoci su rischi e pericoli”. Si tratta di ingenti crolli, di terreno che si destabilizza, di frane, valanghe ed esondazione di fiumi. Sono eventi complessi da fermare se in atto, forse addirittura impossibili: con un corretto monitoraggio si potrebbe però intervenire per allertare la popolazione oppure per lavorare alla messa in sicurezza delle infrastrutture.
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Una delle difficoltà nel controllo dell’Himalaya, secondo gli esperti, è la sua geografia che rende il monitoraggio davvero impegnativo. “Ci sono più di 50 mila ghiacciai nell’Himalaya e nella regione dell’Hindu Kush e solo 30 di essi vengono osservati da vicino, compresi gli studi sul campo” ha spiegato Muhammad Farooq Azam, glaciologo dell’Indian Institute of Technology. “Solo circa 15 di questi studi sono stati pubblicati. Dobbiamo osservare i nostri ghiacciai più da vicino, soprattutto perché sono in gioco tanti fattori”.
“La riduzione dei ghiacciai è irreversibile. Ci salva il monitoraggio”
Oltre al cambiamento climatico, gli esperti di settore avvertono che uno dei grandi problemi della catena montuosa è legato al numero di eventi sismici che destabilizzano il territorio. Diverse indagini mostrano come si possa trovare un collegamento fra il ritiro dei ghiacciai e il numero sempre più elevato di frane. Anche per Dalia Kirschbaum della Nasa, i pericoli associati al ritiro dei ghiacciai stanno diventando evidenti. “Prima, le rocce sui pendii delle montagne erano incollate dai ghiacciai. E ora se non ci sono ghiacciai, quelle rocce sono sospese e questo è un potenziale pericolo”. Tra crolli, rischi collegati alle inondazioni, perdita di neve e una generale fragilità dei ghiacciai, gli esperti sono tutti concordi nel chiedere un maggior controllo dell’area. Proprio per questo, le agenzie governative dell’India sono state criticate per non aver prestato la giusta attenzione alle minacce collegate a potenziali disastri.
Costanza Falco
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