Si è parlato molto degli effetti secondari delle restrizioni imposte a causa del coronavirus. Effetti positivi, come la diminuzione dell’inquinamento e il conseguente miglioramento della qualità dell’aria, dovuto al rallentamento delle normali attività produttive delle fabbriche. La quarantena è stata l’occasione per ripensare ai nostri stili di vita, obbligatoriamente stravolti, ma anche ai modelli produttivi e alle nostre abitazioni, poichè ci passiamo più tempo del solito. Abbiamo avuto la possibilità di chiederci. Siamo sostenibili?
Hanno provato a rispondere Green City Network e la Fondazione per lo sviluppo sostenibile in partnership con Ecomondo – Key Energy con un dossier dal titolo “Pandemia e sfide green del nostro tempo”. Si tratta di un documento in cui le due istituzioni riflettono su argomenti. In primis il cambiamento dei consumi e degli stili di vita per l’economia circolare, la decarbonizzazione e la mobilità sostenibile nella prima parte. Mentre si propone di vincere le sfide green delle nostre città e il futuro del nostro abitare nella seconda parte del dossier.
Le parole degli esperti
“Durante questa pandemia– spiega Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – i consumi sono calati, l’attenzione sui consumi alimentari è cresciuta dopo si tornerà al punto di partenza precedente, come se niente fosse accaduto, o avremo fatto qualche passo avanti per capire meglio le sfide del nostro tempo? Di quanto siano importanti e delicati i consumi alimentari, caratterizzati da alti sprechi e alti impatti e come la quantità di materiali che consumiamo sia enormemente cresciuta e ormai insostenibile. Stiamo avendo difficoltà nella gestione dei rifiuti e nel riciclo”.
A questi problemi, “presteremo maggiore attenzione e trarremo una spinta maggiore per l’economia circolare, o metteremo in crisi i passi avanti compiuti prima della pandemia? Le emissioni di gas serra stanno calando. Ma non dobbiamo trascurare la crisi climatica e le misure di decarbonizzazione perché dopo la crisi le emissioni torneranno a crescere se non si cambia. Il traffico in città è crollato. Ma dopo riprenderà come prima o possiamo riflettere su come rendere la nostra mobilità nelle città meno inquinante e meno congestionata?”
Nel post emergenza, il Fabrizio Tucci, Professore ordinario della Sapienza Università di Roma e Coordinatore del Gruppo internazionale degli esperti del Green City Network afferma che “probabilmente rimarrà intaccato e mutato nella sua natura e nelle sue modalità il modo di vivere ed ‘abitare’. Potremmo vivere questo incredibile periodo di forzata sperimentazione collettiva come occasione da cogliere. Il tutto per decidere di produrre nuove forme e nuovi spazi dell’abitare, migliori per la collettività, più giusti e più inclusivi per le fasce più deboli, e più in linea con gli obiettivi propri di quello che definiamo green city approach”.
Vediamo nel dettaglio “Pandemia e sfide green del nostro tempo”
Consumi.
L’emergenza sanitaria deve spingerci a ripensare il rapporto tra uomo e cibo. Il tutto a partire proprio dalle città che nel 2050 ospiteranno il 70% della popolazione mondiale. È l’occasione per realizzare una analisi attenta delle diverse criticità determinate da alcuni modelli di produzione agricola e zootecnica. Ma le vicende di questi giorni hanno messo in evidenza come sistemi colturali troppo aggressivi possano determinare, anche indirettamente, altre conseguenze negative sugli equilibri ambientali e sul benessere della popolazione mondiale. La progressiva trasformazione ed eliminazione di sistemi naturali, contribuisce in maniera rilevante a facilitare il passaggio di organismi patogeni dagli animali all’uomo. Il consumo di materiali nel mondo è cresciuto ad un ritmo doppio di quello della popolazione.
Rifiuti ed economia circolare
Il dossier richiama, inoltre, la necessità di contenere i danni generati dall’emergenza al sistema di raccolta differenziata e di riciclo e fare in modo che non diventino permanenti. In questa pandemia occorre fare il possibile per evitare un crollo della raccolta differenziata e del riciclo dei rifiuti. C’è bisogno, in questo contesto di non perdere la bussola. Tenere presente che per ogni 10 kg di materiale consumato, 6,5 kg sono di provenienza estera. L’economia circolare è, quindi, una scelta necessaria e conveniente per il futuro dell’economia dell’Italia.
Energia e clima
Il crollo dei consumi energetici nelle attività produttive, industria e servizi, e nel trasporto sta generando una riduzione delle emissioni di Co2 nel breve periodo. La riduzione delle emissioni che stiamo registrando durante la pandemia da coronavirus prevedibilmente non durerà dopo la crisi. Tutto ciò non dovrebbe portare a sottovalutare l’impegno necessario e di lungo termine per contrastare il riscaldamento globale. L’obiettivo di contrasto ai cambiamenti climatici dell’Accordo di Parigi del 2015 prevede di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei +2°C, facendo ogni sforzo possibile per centrare la soglia di +1,5°C. In termini di emissioni di gas serra, il target di Parigi si traduce in una riduzione drastica delle emissioni globali. Queste dovranno raggiungere la neutralità carbonica intorno al 2050, con obiettivo intermedio al 2030 di dimezzarle rispetto ai valori del 1990. Il trend delle emissioni globali, prima della pandemia da coronavirus era ben lontano dalla drastica riduzione necessaria. Nel dossier vengono proposte buone pratiche green nel settore residenziale per contrastare i cambiamenti climatici. Si aumentano l’efficienza e riducono i consumi di energia, si aumenta la produzione e l’uso nel settore residenziale delle fonti rinnovabili per elettricità e usi termici.
Mobilità sostenibile
Le città sono praticamente prive di traffico da quando il coronavirus ha costretto tutti a restare a casa. Per evitare che a crisi finita si ritorni al traffico congestionato e inquinante delle nostre città si deve approfittare per aprire una riflessione sul modello di mobilità urbana. E su come cambiarlo quando il coronavirus se ne sarà andato. Le misure di confinamento mettono allo stesso tempo in discussione comportamenti e abitudini consolidate. La situazione spinge anche a riflettere sui fattori che determinano le scelte di mobilità. Aver dovuto limitare il raggio di azione a qualche centinaio di metri intorno alla propria abitazione ha fortemente ridotto il ricorso all’auto, interrompendo un’abitudine. Il dossier indica anche buone pratiche green per rendere più sostenibile la mobilità nelle città, per ridurre gli spostamenti non necessari, per ridurre l’uso dell’auto nelle città e per promuovere l’uso di mezzi più ecologici.
L’abitare
Nella seconda parte del Dossier si avanzano alcune riflessioni e analisi. Dal come è cambiato l’utilizzo degli spazi nelle abitazioni durante questa pandemia per pensare a come questi cambiamenti possono influire sulla nostra visione e progettazione dell’Abitare anche dopo. Gli spazi attrezzati per lo smart working all’interno dell’abitazione, l’abitazione concepita non più come solo dormitorio. Ma anche luogo di lavoro, di studio e di cultura, di svago e di socialità. La pandemia ha insegnato l’importanza di balconi, terrazzi, cortili e giardini anche condominiali. Tutti gli spazi intermedi in generale che possono svolgere ruoli importanti, anche dal punto di vista ambientale, con il green building approach. L’emergenza coronavirus ha fatto anche ripensare all’importanza dello spazio urbano. Si tratta di una struttura urbanistica che assicuri prossimità delle residenze ai servizi, alle strutture lavorative e ricreative, così da ridurre gli spostamenti da una zona all’altra della città e i pendolarismi.
Matteo Zoppi
Leave A Reply