Il Coronavirus ha cambiato le nostre abitudini
Come sarebbe un mondo senza Internet ai tempi del Coronavirus? Difficile immaginarlo in questo momento. Ma la preoccupazione di un “Internet down” è sorta in molte persone negli ultimi giorni. Motivo? Durante questi giorni di quarantena, la rete sta riscontrando diversi problemi e rallentamenti che hanno allarmato la popolazione mondiale costretta all’isolamento presso le proprie abitazioni.
In effetti c’è un uso della rete più intenso e continuo del solito, dovuto a una molteplicità di fattori, tutti collegati al famigerato Covid-19 che ha improvvisamente modificato le abitudini di vita delle persone: la didattica a distanza per gli studenti, lo smartworking per i lavoratori, le videochiamate di famiglia, le riunioni di lavoro e le udienze nei tribunali.
Ma anche il tempo libero è notevolmente cambiato, l’uso di piattaforme streaming è divenuta una delle principali fonti di intrattenimento, sia per i più grandi che per i più piccoli. La preoccupazione maggiore, dunque, è quella di essere completamente tagliati fuori dal mondo.
Le rassicurazioni dell’esperto
Per alleggerire la tensione Antonio Capone, professore di Telecomunicazioni al Politecnico di Milano, spiega all’Ansa che nonostante i rallentamenti il mondo non rischia un blackout di Internet.
Secondo Capone “ci sono significativi aumenti di traffico sulle reti che possono provocare dei disservizi ma nulla di drammatico. Con tutte le emergenze che abbiamo, da quella sanitaria a quella dell’economia futura, mi sentirei di scongiurare uno scenario apocalittico. Abbiamo banda sufficiente nel mondo, che cresce in base alle esigenze di mercato e che continuerà a crescere perché questa emergenza farà nascere un aumento di traffico che non finirà col Coronavirus”.
Per l’esperto, anche la situazione italiana resta contenuta, e cita i dati di Ookla, la società che fa test sulla velocità delle reti. “In Lombardia prima della crisi la velocità media delle linee fisse era di 70-75 megabit al secondo, dopo è scesa a 60-65, quindi un -15% – osserva Capone – . Per quanto riguarda le linee mobili, sempre in Lombardia, la situazione è peggiore ma non drammatica (-21%). Siamo in grado di reggere e anzi in questo momento ci si accorge dell’importanza di un settore massacrato come le tlc”.
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