Le vendite di vino italiano nel mondo sono in calo del 4% nel 2020. Si segnala così una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà riportate dal mondo della ristorazione per l’emergenza Coronavirus.
Vino motore trainante dell’export italiano
Il dato emerge da un’analisi condotta da Coldiretti sulla base di dati Istat relativi ai primi mesi dell’anno in occasione del Cibus Forum. Secondo l’indagine condotta, il vino resta la voce principale dell’export agroalimentare Made in Italy. Rimane comunque un dato preoccupante dopo il record storico di 6,4 miliardi segnato lo scorso anno per le esportazioni di vino Made in Italy con la vendemmia 2020 che – evidenzia la Coldiretti – è la prima segnata dagli effetti della pandemia globale.
Una buona dose di ottimismo deriva da una vendemmia di buona qualità, molto dipenderà anche dall’andamento della raccolta delle prossime settimane. La produzione nazionale sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt con 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita, 332 vini a denominazione di origine controllata e 118 vini a indicazione geografica tipica riconosciuti in Italia; il restante 30% per i vini da tavola.
Vendemmia 2020
La vendemmia 2020 in Italia seguirà tutte le misure di sicurezza anti-contagio e – spiega la Coldiretti – bisognerà diminuire le possibili difficoltà di spostamento degli stagionali agricoli che in passato contribuivano in modo significativo alla raccolta delle uve. Per questo motivo, sarà necessario estendere a tutte le Regioni i tamponi anche ai lavoratori nei campi provenienti dall’estero come è già stato fatto in Trentino Alto Adige, che ha dato il via libera ai test sui collaboratori agricoli giunti da altre parti del mondo che potranno così partecipare da subito alle attività di raccolta.
“In questo contesto, almeno 25mila posti di lavoro occasionali tra le vigne potrebbero essere disponibili per la vendemmia con una radicale semplificazione del voucher agricolo che era stato introdotto per la prima volta in Italia proprio per la vendemmia e poi successivamente ingiustamente abrogato”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che conclude: “Bisogna ripensare ad uno strumento per il settore che da una parte sia agile e flessibile rispondendo ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito preziosa per in cittadini in questo periodo di crisi”.
Costanza Falco
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