L’Italia è da sempre culla di arte e cultura, con una tradizione di artisti e poeti centenaria. Recentemente hanno riaperto i musei e le biblioteche, ma gli italiani danno ancora la priorità ad attività culturali nonostante il Covid? E le istituzioni sapranno adattarsi ai nuovi orizzonti? Ha provato a rispondere l’Impresa Cultura Italia – Confcommercio, in collaborazione con la società di ricerca Swg, che ha condotto un’indagine su come è cambiato il consumo della cultura da parte degli italiani durante l’emergenza, analizzando anche la crescita digitale.
La cultura si digitalizza
Come pronosticabile, il boom più significativo si è registrato nell’ambito dello streaming e della televisione. I dati parlano di un aumento di fruizione dei programmi e dei contenuti in tv del 47% durante il lockdown. In particolare, i programmi del digitale terrestre hanno visto crescere il numero di utenti del 41%, seguiti dall’utilizzo di servizi di streaming su abbonamento, cresciuti del 34%, dall’uso di canali e piattaforme web ad accesso gratuito, salito del 28% e dai servizi della tv a pagamento, con un aumento del 20%.
Bene anche l’editoria, con un +14% per quanto riguarda la lettura di libri. Anche qui, emerge con forza la digitalizzazione. Con le librerie chiuse il 39% dei lettori ha utilizzato ebook e libri digitali. Di questi, l’8% ha deciso di passare completamente al formato elettronico, ma la maggior parte dei lettori resta fedele al libro cartaceo. Sul fronte della lettura dei quotidiani, invece, che è calata nel complesso dell’1% rispetto a prima, l’indagine evidenzia un 33% di consumatori che hanno scelto di passare alla versione digitale, il che evidenzia un rapporto di 1 a 6 tra stampa tradizionale e online. Male invece fumetti e riviste, che hanno visto un calo dei consumi rispettivamente del 27% e del 10%.
I luoghi virtuali non piacciono
Anche l’ascolto di musica ha avuto un incremento del 7%, ovviamente sulle piattaforme di streaming. Ci sono anche dei flop però, che riguardano le attività virtuali. Il settore degli spettacoli dal vivo in formato digitale infatti non è stato ricevuto con particolare entusiasmo: buona parte degli intervistati vede con favore la ripresa di queste attività in presenza e con l’adozione delle misure sanitarie necessarie, salvo nel caso delle mascherine, e nel 33% dei casi sarebbe addirittura disposto a pagare di più. Stesso discorso per i musei: molto poco sfruttata è stata poi la possibilità di effettuare visite virtuali, utilizzata solo dal 4% degli intervistati.
Per la fase attuale e futura, nel complesso, dall’indagine emerge la crescente richiesta di attività culturali legate al divertimento, nel 15% di casi in più rispetto a dicembre 2019, e al relax, con il 14% in più. Aumenta poi del 9% la predisposizione a svolgere attività culturali per stare con amici e parenti. Mentre cala di 15 punti percentuali rispetto a dicembre 2019 l’aspettativa di aumentare le proprie conoscenze grazie alle attività culturali.
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