L’umanità, da millenni, sfrutta l’energia idrica fornita dall’ acqua per mettere in azione macchine che, da sempre, semplifichino l’operato della forza lavoro.
Questo tipo di energia rappresenta una fonte affidabile perché pulita e, a tutti gli effetti, rinnovabile.
Indipendentemente dalle condizioni metereologiche (ad esclusione della siccità), le centrali idroelettriche forniscono un luogo dove, a conti fatti, la potenza dell’acqua si trasforma in elettricità. Questo quadro viene completato con l’istituzione delle dighe, bacini acquiferi appositi dove la centrale può attingere per iniziare il processo di conversione.
Sia le centrali che le dighe richiedono manutenzione costante perché anche un piccolo disservizio, potrebbe comportare un danno irreparabile.
Permettere al manutentore di operare in situazioni delicate come queste, richiedono allestimenti particolari ossia delle strutture provvisionali che permettano di agire velocemente e su tutta la superficie richiesta.
A guardare bene, la fisicità di questo tipo di risorse non è lineare e, talvolta, sfidano la gravità. Ecco che i allestimenti si devono adattare alla non verticalità dei muri e, spesso, sono eretti in situazioni estreme come le montagne o, talvolta, sospesi sopra a qualche bacino acquifero.
Per operare in questo contesto, bisognerà anche affidarsi a realtà vivaci che sappiano interpretare a fondo l’ambiente e le situazioni al limite perché intervenire su una diga significa, innanzitutto, creare soluzioni uniche partendo dall’ allestimento della struttura di lavoro.
Si parte, quindi, dall’alto se ci si trova in presenza di un bacino idrico oppure da terra, negli altri casi. Successivamente, la struttura pensata, dovrà seguire l’andatura del muro che, solitamente, non è verticale ma ha prospettive ondulate.
Per esempio, nei lavori di manutenzione della diga di Cencenighe, nell’ Agordino, dalle fattezze irregolari, l’allestimento della struttura di intervento doveva ricoprire ogni angolo per un intervento subitaneo. In più, la progettualità, permetteva all’operaio addetto di lavorare in zone bagnate ma standone comunque al di fuori.
La centrale idroelettrica “Achille Gaggia” di Soverzene, invece, è in esercizio dal 1950 e situata in caverna presso l’omonimo abitato in sponda sinistra della Valle del Piave. Il salto medio è pari a 260 m e la portata massima è di 88 m3/s.
La diga corrispondente aveva bisogno di manutenzione in quanto presentava delle crepe pericolose.
Si è, quindi, innalzata una piattaforma elettrica che potesse permettere al personale di spostarsi in altezza liberamente. Gli uomini volanti della ditta di ponteggi, con opportune imbragature, si sono calati dalla cima per riuscire ad installare le colonne del montacarichi ed assicurare un lavoro completo al 100 %.
Salvaguardare queste realtà è essenziale ed evita disastri: l’importanza di “prendersi cura” di dighe e centrali è di primaria importanza.
Pensare l’intervento con un’accortezza in più del necessario è obbligo: manutenzione mirata e studiata oggi per strutture sicure domani.
Silvia Dassie
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