Parlare di edilizia nel 2021 non significa solo sviscerare le dinamiche consuete di cantiere ma, soprattutto, cercare di ricomporre un settore che, nell’ ultimo anno, è stato stravolto. Dalla parte del consumatore finale del prodotto edile, ossia di chi ha intenzione di costruirsi la casa o ampliare la fabbrica, c’è una domanda ben precisa: la chimera di nome agevolazione, di cui tanto si parla in questo periodo funestato dal Covid 19, è qualcosa che realmente esiste? Bonus Facciate, Bonus Prima Casa, Ecobonus, Bonus Caldaie…a quale possiamo attingere? La risposta è sì, ci sono tutte. La conseguenza per gli attori di questo settore è che la ripresa c’è. La piaga dell’epidemia ci ha messo in ginocchio ma la volontà di alzare la testa si è vista, eccome.
Riemergere dall’apnea non è stato semplice ma, lentamente, stiamo ritornando a galla ed i contratti perduti cercano una definizione. Con il lockdown, l’edilizia ha subito un arresto dell’80% dell’attività produttiva, numero preoccupante che avrebbe segnato di rosso ogni spia di non ritorno. Ed invece, contro ogni rosea aspettativa, quando ormai anche i mulini a vento erano spariti e sembrava che non ci fosse nulla contro cui combattere, ecco che il settore ha dato un chiaro segnale di ripresa iniziando una camminata ad andatura decisamente sostenuta. Un po’ per volere generale di una categoria, quella dell’edilizia, abituata a fare sacrifici e, sicuramente, anche con l’aiuto degli incentivi governativi e superbonus 110%.
Presente ai nastri di partenza della famosa fase 2, dove si è cercato di imbastire una ripresa alla normalità, c’è stata anche la creazione di un protocollo specifico di sicurezza per chi lavorava in cantiere: riaprire i cancelli il 4 maggio 2020 con il decreto Cura Italia non è stato facile ma è stato reso possibile grazie agli opportuni accorgimenti. Provando a dipanare una matassa non semplice, la sinergia di forze tra il Pubblico ed il privato si è fortemente manifestata per cercare di raggiungere un obiettivo comune.
Sicuramente, alla base, c’è stata una presa di coscienza: l’edilizia crea valore e lavoro alla nazione, a vantaggio dei cittadini e delle imprese italiane. Mettere le costruzioni al centro delle politiche di rinascita ha significato cercare di dare nuova linfa alla ripresa economica. Il mercato stesso dell’edilizia è virato perchè condizionato dagli eventi: si è registrato un aumento del 29% della domanda di case in campagna e in piccoli borghi, sempre alla ricerca di spazi più ampi e lontani dagli assembramenti. L’azione necessaria da parte di uno Stato interessato, poi, oltre alla carrellata di Bonus incentivanti, è stata la creazione di agevolazioni di politiche fiscali con l’obiettivo di non penalizzare un altro grosso agente del settore, le realtà immobiliari.
Tirando le somme, tutto questo schieramento di forze ed iniziative ha avuto il suo peso. Ed i fatti hanno dato ragione. Un’iniezione di energia positiva ha pervaso il settore. Non solo annus horribilis ma si è anche tornati a costruire. La ripresa c’è stata ed il 55% delle aziende edili ha previsto un aumento del giro d’affari nel prossimo triennio. La sacra alleanza tra Stato e le singole realtà ha prodotto i suoi frutti e le imprese sono tornate ad assumere. Il desiderio di un futuro migliore non si è solo insinuato ma è diventato tangibile, segno che, mattone dopo mattone, si è tornati a sperare.
Silvia Dassie
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