Dall’Università del Newcastle arriva il report di un’indagine che ha individuato i cento scali a rischio inondazione a causa del cambiamento climatico. Ce ne sono venti in pericolo: due sono italiani.
Quello giudicato più a rischio è l’aeroporto di Bangkok, seguito da quello di Wenzhou in Cina e da tutti gli scali delle Isole Salomone. C’è anche quello di Brema in Germania, di New Orleans e il La Guardia di New York negli Stati Uniti, London City in Gran Bretagna, Marco Polo di Venezia e quello di Pisa in Italia. È questa la lista di scali che rischiano di essere sommersi a causa del climate change secondo quanto affermato dalla Scuola di ingegneria dell’Università di Newcastle.
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Nel report pubblicato dalla rivista Climate Risk Management, dal titolo Global analysis of sea level rise risk to airports, sono state analizzate 14mila strutture in tutto il mondo. L’indagine ha fatto venire alla luce il rischio che un modesto aumento di temperatura porrebbe cento strutture al di sotto del livello del mare entro il 2100. Stando a quanto dichiarato dai ricercatori inglesi, guidati da Richard Dawson e Aaron Yesudian, non ci sarebbe bisogno di aspettare 79 anni per vedere questi effetti potenzialmente disastrosi. 269 aeroporti sono già attualmente a rischio di inondazioni costiere. “Si tratta di scali rilevanti per la rete aerea globale”, ha affermato Dawson. “Ne subiranno le conseguenze dirette fra il 10 e il 20% di tutte le rotte. L’innalzamento del livello del mare rappresenta quindi una vera minaccia per il movimento di passeggeri e merci”.
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Con l’aumentare della temperatura di due gradi centigradi, almeno 100 aeroporti sarebbero sotto al livello medio del mare e altri 364 esposti periodicamente a mareggiate. Se l’aumento della temperatura dovesse superare i 2°, il rischio aumenterebbe per 572 aeroporti. Venezia e Pisa sono i due aeroporti italiani che trovano posto nella classifica dei primi venti più esposti entro il 2100, considerando da un lato la probabilità di inondazioni data da un livello del mare maggiore dall’altro dalla presenza o assenza di protezioni. Geograficamente, la maggior parte è concentrata in Asia orientale e sudorientale e nel Pacifico: fra gli scali più importanti c’è il Suvarnabhumi di Bangkok (BKK) e Shanghai Pudong (PVG).
Che cosa fare per evitare o essere pronti a questi scenari? Le opzioni in gioco per evitare il peggio prevedono barriere anti inondazioni, l’innalzamento del territorio o il trasferimento della struttura a rischio. “Il costo sarà modesto se si considera la spesa infrastrutturale globale”, ha affermato il professor Richard Dawson. Infine, bisogna specificare che in alcune località il tasso di innalzamento del livello del mare, le risorse economiche limitate o l’assenza di un luogo consono per costruire scali alternativi renderanno alcuni aeroporti non redditizi dal punto di vista economico e quindi destinati, inevitabilmente, a scomparire.
Costanza Falco
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