Anche se invisibile, l’inquinamento digitale è nocivo tanto quanto quello provocato dai trasporti. Ecco dunque che ci proponiamo di stilare una piccola guida di consigli al risparmio energetico, da adottare quando si è al computer o si sta utilizzando lo smartphone.
In prima istanza, pulire la mail. Lo scambio di posta elettronica inquina quanto dei km percorsi in auto. Se, inoltre, le mail restano in casella, l’inquinamento è continuo, «accade perché i relativi dati occupano spazio nei data center dove sono conservati, consumando energia per far funzionare i server e acqua per raffreddarli. Perciò l’archivio mail va sempre pulito». Sempre in ottica di risparmiare nella casella di posta elettronica, è buona norma iscriversi solamente alle newsletter che effettivamente leggiamo. Non è consigliabile accettare automaticamente tutte quelle che ci vengono proposte dal momento che ogni singolo invio contribuisce ad alimentare l’inquinamento. È un piccolo gesto, che, però, può sempre contribuire a fare la differenza. Ademe, l’Agenzia francese per l’ambiente, ha calcolato che ogni mail da 1 mega emette circa 19g di Co2. Se moltiplichiamo per 8 mail, è come se percorressimo 1 km in auto. «Si chiama “inquinamento digitale” e, anche se invisibile, sporca tanto quanto trasporti e riscaldamento perché è causato dall’energia usata per far funzionare i data center dai quali transitano e dove vengono conservati tutti i nostri dati ogni volta che accediamo al web, comprese le copie di newsletter e mail che riceviamo nella nostra casella» ha spiegato Ale Agostini, Ceo di AvantGrade, la software house che ha brevettato l’algoritmo Karma Metrix.
Le videocall, che con la Dad, lo smart working e gli eventi digital sono ormai la quotidianità, rilasciano ogni nell’aria da 0,15 a 1 kg di Co2. «L’inquinamento evitato in pandemia con la riduzione dei trasporti lo produciamo comunque con le nuove abitudini digitali» nota l’esperto. «Con oltre 4 miliardi di utenti nel mondo, se Internet fosse un Paese sarebbe il quarto più inquinante dopo Cina, Usa e India». Perché, da solo, produce il 3,7% delle emissioni di gas serra. Tuttavia qualcosa possiamo fare: in call, se possibile, dopo le presentazioni e i saluti iniziali, disattiviamo il video che fa passare dai data center molti più dati del solo audio.
Social e chat più green
Facebook e Instagram propongono in automatico i video muti, attivando l’audio anche solo una volta, questo resta acceso. Ecco perché è importante ricordarci di “mutarlo” quando abbiamo finito di ascoltare. Inoltre se riduciamo il tempo sui social, i vantaggi ambientali sono maggiori: in media, ci trascorriamo 2 ore al giorno e un’ora di utilizzo dello smartphone. Questi dati, tutti i giorni, alla fine dell’anno producono 1,25 tonnellate di Co2. L’audio trasmette meno dati rispetto a foto e video, ma molti di più dei messaggi di testo su WhatsApp, Telegram e altre app di messaggeria istantanea. «Per comunicare che la tintoria è chiusa perché inviare l’immagine della saracinesca abbassata? Spesso è solo questione di abitudini che sembrano innocue ma non lo sono». Per guardare video in modo green, basta scegliere la versione “in bassa” nel menù impostazioni su Netflix e YouTube.
Risparmiare dove si può
Nelle principali app, come Spotify, si può scegliere la modalità “in bassa” dell’ascolto in streaming nel menù delle impostazioni. Se si ascolta la musica da YouTube, è bene ricordare che il video consuma molti più dati del solo audio. Altrettanto la duplicazione dei file è un grosso problema, perché i nostri dati occupano il doppio dello spazio necessario sui server.
Non sembra, ma le app restano attive anche quando non vengono utilizzate. «Si aggiornano costantemente per offrire sempre l’ultima versione con nuove potenzialità: questo comporta invio e ricezione di dati che transitano dai grandi server» spiega Agostini. Per ugual motivo va disattivata la geolocalizzazione, che trasmette dati costantemente, per attivarla solo quando serve.
Costanza Falco
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