Il 12 maggio si è celebrata la giornata internazionale dell’infermiere, dedicata a una figura professionale che ora più che mai ha acquisito un ruolo di fondamentale importanza nella nostra società dato il difficile momento storico. Insieme agli altri componenti del personale sanitario mondiale sono stati subito in prima linea per combattere l’attuale pandemia. E ancora oggi non sono arretrati di un centimetro, costantemente a lavoro “sul campo” per aiutare tutti noi, col rischio di essere contagiati. Sono stati circa 12.000 gli infermieri colpiti dal nuovo coronavirus. 39 i deceduti, di cui 4 sono morti purtroppo togliendosi la vita. Troppo spesso senza adeguate protezioni, gli infermieri stanno pagando caro il prezzo dell’emergenza Covid in Italia, e non solo.
L’importanza di essere infermiere
Gli infermieri, secondo le parole del direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, “sono la spina dorsale di qualsiasi sistema sanitario e oggi, molti di loro si trovano in prima linea nella battaglia contro Covid-19”. E la loro professione è stata quella maggiormente colpita durante l’emergenza. Con circa 12.000 contagi, secondo i dati della Federazione Nazionale delle professioni infermieristiche (Fnopi). Di cui il 60% registrato in Lombardia, il 10% in Emilia Romagna, l’8% in Veneto.
“Hanno vissuto questi mesi – spiega la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli – in condizioni di lavoro durissime, fisicamente ed emotivamente. Tra la paura di ammalarsi o trasmettere il virus ai propri cari e per questo in molti casi lontani per settimane da figli e familiari. Accanto ai pazienti fino all’ultimo respiro ma vittime anche di discriminazioni, proprio per il lavoro da loro svolto. Come nel caso dell’infermiera di Lucca, che si è vista recapitare un biglietto con scritto: grazie per il Covid che tutti i giorni ci porti”.
Fase 2
Importante sarà il loro ruolo anche nella Fase 2, che dovrebbe esser maggiormente incentrata su una gestione territoriale dei casi di Sars-Cov-2 attraverso le Unità speciali di continuità assistenziali (Usca). Un contesto in cui potrebbe esser sperimentato il ruolo dell’infermiere di famiglia, che porta l’assistenza sanitaria a casa del paziente, sia esso malato cronico o di Covid-19, invece che il paziente in ospedale.
“Una figura prevista da un disegno di legge presentato in Senato e dal Patto per la Salute 2019-21 – spiega Mangiacavalli – e che, nelle regioni in cui è a regime, come Toscana e Friuli Venezia Giulia, ha portato a ridurre ricoveri in ospedale e accessi impropri al pronto soccorso”. Ma i conti ancora non tornano. Nonostante tra il 2013 e il 2018 il numero di infermieri nel mondo, secondo l’Oms, sia aumentato di 4,7 milioni, la carenza globale rimane di 5,9 milioni. In Italia, dopo anni di tagli alla sanità e blocco del turn over del personale, ne mancano almeno 53mila. Soprattutto nelle regioni del Sud, sottoposte ai piani di rientro dal deficit sanitario.
200 anni di Florence Nightingale
Per loro organizzata una celebrazione, ovviamente online, in occasione dell’anniversario dei 200 anni dalla nascita, a Firenze, di Florence Nightingale, fondatrice dell’infermieristica moderna. Tra le attività svolte ci sono state iniziative via web, mostre fotografiche virtuali, convegni on air e si è pure assistito all’illuminazione dell’Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma, simbolo della lotta al Covid. Regalo offerto dall’ambasciata britannica per celebrare il bicentenario dalla nascita di Florence Nightingale, avvenuta nel 1820. A lei dedicato il brano inedito “Perfetta”, del musicista Paolo Fresu. Opera presentata durante la diretta web sul sito e i canali social della Fnopi, dove è stata rilanciata anche la campagna di raccolta fondi #NoiConGliInfermieri.
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