Quello che in inverno nessuno era riuscito a compiere – violare uno dei giganti da ottomila – è oggi un’impresa storica di una cordata nepalese di 10 alpinisti. Il K2 è stato raggiunto per la prima volta in questa stagione estrema, a 8.611 metri. Il gruppo è arrivato in cima nel pomeriggio di sabato 16 gennaio. Durante la scalata, gli alpinisti hanno utilizzato dell’ossigeno supplementare, tuttavia l’ascensione è, di fatto, un’operazione inedita, perché delle tante precedenti spedizioni nessuna era arrivata sopra quota 7.600 metri. “Il traguardo più grande nella storia dell’alpinismo, dovuto a un intenso lavoro di squadra. Grazie alla montagna per averci concesso questa scalata, perché se te lo concede la montagna, allora nessuno sarà in grado di fermarti” – ha dichiarato il capo della spedizione.
Il Collo di Bottiglia
Gli alpinisti della cordata erano partiti durante la notte nel tentativo di raggiungere quei fatidici 800 metri rimanenti, proprio quelli che gli esperti chiamano il Collo di Bottiglia. Venerdì 15, hanno percorso i primi 450 metri decisivi (da 7.300 a 7.800), per poi compiere l’assalto finale all’ultimo tratto della montagna. Si trattava di un punto estremamente complesso da superare, che la squadra nepalese ha deciso di affrontare in mattinata dal momento che è il più esposto agli agenti atmosferici: un tratto, infatti, costantemente minacciato da strutture di ghiaccio dalle quali spesso si staccano pezzi pericolosissimi per gli scalatori.
Il team
“Siamo orgogliosi di poter dare questa notizia alla comunità alpinistica nepalese!”, ha affermato Mingma Gyalje Sherpa. Gli alpinisti in vetta appartengono originariamente a tre spedizioni differenti. I leader sono Nirmal Purja, Sona Sherpa e Mingma, che hanno coordinato la scalata compiuta insieme ad altri sette scalatori. Solo l’ultimo citato ha però annunciato, sin da subito, di voler riprovare nell’impresa senza ossigeno supplementare.
La montagna più impervia
Il K2 ha così un altro record. La seconda cima più alta della Terra dopo l’Everest, una delle più impervie da scalare e sicuramente l’ottomila più impegnativo, è stata più volte teatro di imprese e purtroppo anche di numerose tragedie. Per anni, infatti, il rapporto delle vittime è stato di una ogni quattro scalatori. I primi a raggiungere la cima nel 1954 furono due italiani: Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, in un ormai lontano 31 luglio, il K2 viene ancora oggi ricordata come la “montagna degli italiani”. La seconda spedizione è avvenuta solo 23 anni dopo, nel 1977. Spesso è in fase di discesa che si incontrano i rischi maggiori, con una latitudine più a nord rispetto a quella dell’Everest che porta il K2 ad avere un clima più rigido e imprevedibile.
Costanza Falco
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