Finalmente anche il mondo dello sport si sta rimettendo in moto. Milioni di appassionati potranno tornare a gustarsi, quantomeno da casa, tutti i grandi eventi che solitamente offre il panorama sportivo internazionale. Tra questi ci sono novità per quanto riguarda il tennis. Fermo da inizio marzo come praticamente tutte le attività, sportive e non, l’ATP e la WTA, cioè le due massima federazioni tennistiche (rispettivamente maschile e femminile) stanno cercando insieme ad atleti e addetti ai lavori delle soluzioni concrete per tornare a giocare.
Nonostante rispetto ad altri sport il tennis non abbia problemi di contatti e quindi sia più sicuro dal punto di vista sanitario, Nadal, Djokovic e compagnia chiedono garanzie per tornare a calcare i campi. Attualmente la stagione professionistica è sospesa fino al 31 luglio, ma ovviamente ci si sta già preparando agli eventi di agosto come il tour americano. Settimana scorsa ci sono stati i primi dialoghi tra federazione e giocatori, non senza qualche tensione. Oggi poi c’è stata un’altra videocallper continuare a discutere sul futuro del circuito.
I nodi da chiarire
Intanto c’è da decidere il da farsi per quanto riguarda le date. Ad oggi tornei come lo US Open, il Master di Roma e il Roland-Garros sono confermati nelle date originali, ma tutto può cambiare, magari slittando di una settimana. Si parla anche di uno spostamento del Masters 1000 di Cincinnati a New York. Una proposta in tal senso sarebbe stata presentata dalla Federazione americana (USTA), proprietaria del torneo, all’ATP e al WTA, i circuiti maschile e femminile.
L’idea dell’USTA è quella di riunire i giocatori in un posto per più di un mese per facilitare gli aspetti legati alle quarantene e limitare i viaggi, qualcosa di simile a quanto avverrà con la Nba. In questo modo la prova di Cincinnati, potrebbe rimanere nelle date previste, vale a dire dal 17 al 23 agosto, e dunque evitare il rischio dell’annullamento, proprio come gli US Open, per i quali una decisione finale sarà annunciata entro la fine di giugno.
Poi bisognerà affrontare i problemi logistici. La cosiddetta questione della “tennis bubble” (abbastanza espressamente mutuata dall’analoga decisione presa dalla NBA, che si trasferirà quasi in toto a Disney World, in Florida, per proseguire la stagione), la gabbia dorata che vedrebbe i giocatori come novelli Tom Hanks in “The Terminal“, costretti a dormire in aeroporto e a non interagire con i media e con il pubblico, rimanendo a distanza da Manhattan se non per giocare e allenarsi, una condizione che sembra non andare a genio in particolare a Djokovic, ma più in generarle a molti big, fra cui Milos Raonic, che ha citato la propria condizione di lungodegente bisognoso di assidue cure.
Il parere dei giocatori
Già un mostro sacro come Roger Federer si è tirato fuori: secondo Tennis Magazine Italia la decisione del campione svizzero di non giocare più nel 2020 possa essere stata influenzata dalla direzione che ATP e USTA stanno prendendo contro ai suoi desideri. Djokovic ha parlato di giocatori che gli avrebbero confidato (in quanto presidente dell’ATP Council) di non voler volare a New York, ma allo stesso tempo ha poi criticato la tennis bubble perché gli impedirebbe di andare a Manhattan, e la restrizione in termini di personale a cui i giocatori sarebbero costretti (ogni giocatore potrebbe portarsi un solo membro del proprio staff), di fatto troncando i vantaggi dei giocatori più abbienti in termini di preparazione.
Nadal è parso un pochino più conciliante, ma non si è discostato più di tanto dalle perplessità sollevate dal rivale.Mentre Raonic, come detto, ha supportato Nole nelle sue critiche contro le limitazioni dello staff, un’altra voce contraria alla trasferta americana è arrivata da Nick Kyrgios, ma per motivi più simili a quelli di Nadal, vale a dire l’opportunità di giocare in un momento in cui, forse, le preoccupazioni dovrebbero essere altre.
Resta il fatto che, per i giocatori di livello più basso e per i tanti lavoratori ‘normali’ del tennis, riprendere a lavorare è prioritario e probabilmente è parte integrante delle altre preoccupazioni a cui si riferisce Kyrgios.Secondo quanto riportato dai diversi organi, il desiderio dei giocatori di ripartire potrebbe aver ragione sull’ipse dixit dei protagonisti, anche perché la USTA sembra decisa a tirare dritto, così come l’ATP. Quest’ultima starebbe però guardando a piani alternativi nel caso di un annullamento dello swing nord-americano, piani che consisterebbero in una stagione sulla terra europea a partire da metà agosto.
Infine i soldi
Si è parlato poi di porte chiuse, format degli incontri e altro ancora. Ma le vere patate bollenti sono state altre. In primis, diversi atleti hanno proposto di giocare senza punti ATP fino a marzo 2021, per poi riprendere dall’ultima classifica, ma Gaudenzi, presidente dell’ATP, è stato categorico. E’ un’idea inattuabile, perché in quel caso i tornei diventerebbero esibizioni e il prize money scenderebbe con il crollo delle sponsorizzazioni, mentre le trattative intraprese finora hanno fatto sì che i portafogli dei tornei non venissero intaccati in maniera sensibile – lo US Open erogherebbe una cifra pari al 95% di quella dello scorso anno, più di quanto pagato a pieno regime nel 2018.Questo punto si collega a un altro contenzioso economico.
La cancellazione dei Challenger fino al prossimo anno, visto che quasi tutti i tornei perderebbero meno soldi a rimanere chiusi. I partecipanti alla chiamata erano per la maggior parte giocatori di bassa classifica e doppisti (Federer e Nadal erano sicuramente assenti), vale a dire giocatori a cui dei grandi tornei interessa relativamente, soprattutto se il numero di coppie in gara a New York dovesse essere tagliato di più della metà.
La preoccupazione di questo gruppo, spalleggiato soprattutto da Marin Cilic, è che senza tornei continuerebbero a non avere introiti, e che se le classifiche non venissero cancellate il divario (non solo economico ma anche di punti) si allargherebbe ulteriormente – un punto su cui sembrano avere ragione, visto che tre quarti del prize money di 75-80 milioni di dollari a disposizione sarebbe distribuito dai due Slam in programma.
I premi diminuiscono
L’annullamento delle qualificazioni di Cincinnati, inoltre, ridurrebbe ulteriormente il numero di giocatori che potrebbero ricevere denaro dai tornei. Al momento, l’idea (riportata dal sito canadese Open Court) sarebbe quella di ridistribuire una piccola parte (circa due milioni di dollari) degli introiti di Cincinnati e New York ai giocatori che avrebbero partecipato in normali condizioni e che invece sarebbero tagliati fuori con il nuovo format (una cifra che si unirebbe al sostegno del Relief Fund), oppure di finanziare alcuni Challenger ad hoc in Europa per permettere a un parco più ampio di giocatori di preparare la stagione su terra.
Stando a Marca, l’aspetto più prettamente pecuniario del dibattito avrebbe portato anche a un attacco personale nei confronti di Gaudenzi. Infatti, Marco Trungelliti lo ha criticato per non essersi abbassato lo stipendio (a differenza degli omologhi WTA), ma Gaudenzi avrebbe risposto facendo notare di aver lavorato a tempo pieno durante la pandemia.Come si è visto, dunque, stanno emergendo numerosi punti controversi.
L’opinione diffusa, però, è che entro oggi verrà presa una decisione affermativa, vale a dire che lo US Open si dovrebbe disputare, e con esso il resto del calendario – solo una decisione unanimemente contraria dell’ATP Council potrebbe ribaltare l’esito della contesa. Sarebbe però una sorpresa se la decisione fosse definitiva sotto ogni punto di vista, perciò sarebbe ragionevole aspettarsi altre polemiche e altri aggiustamenti in futuro.
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