Classe 2001, cresciuto a Sesto, Jannik Sinner è stato conteso da tennis e sci fino a 14 anni, quando poi ha deciso di spiccare il volo con la racchetta in mano, grazie all’intuito di Sartori e Piatti.
“Io ormai ho novant’anni, e questa di Sinner rimane tra le giornate migliori che abbia passato”. A pronunciare queste parole è Gianni Clerici. Fu proprio quest’ultimo ad incoraggiare il destino di Riccardo Piatti nel tennis, facendogli da maestro in una scuola tennis di Como. E oggi Piatti è l’allenatore di Sinner. Gianni Clerici è il miglior cantore italiano del tennis, Riccardo Piatti il miglior coach italiano: questo dittico promette di chiudere il triangolo con Jannik Sinner.
Da dove viene Sinner
Da Sesto Pusteria, un paese del Trentino Alto Adige che non raggiunge i 2000 abitanti, Sinner nasce nell’angolo meno italiano d’Italia, e proprio per tale motivo imparerà tardi la lingua. Geograficamente parlando, però, la sua è una storia tutta italiana. Fin da bambino, Jannik affianca la racchetta alla tuta da sci, quando i genitori lo spronano a provare anche un altro sport. “Hebi (Heribert Mayr, il suo primo maestro di tennis) mi segnalò questo ragazzino di 7 anni” ha raccontato Spizzica “Ci giocai nonostante io non parlassi una parola di tedesco e lui una parola di italiano. Inizialmente Jannik si divideva tra tennis e sci e quindi giocava poco. Il nostro obiettivo divenne presto fargli scegliere il tennis; è stato un lavoro certosino, anche sporco perché dovevamo dargli un contenuto tale da renderlo forte tanto quanto lo era con gli sci ai piedi”.
Jannik Sinner e Andrea Spizzica
Il salto di qualità arriva anche grazie ad un innato senso della competizione di Sinner, come afferma Mayr. “A 12 anni era campione italiano di sci e si allenava tutti i giorni; a tennis era forte, ma per lui era ancora un hobby da due volte a settimana. Nello sci, però, iniziava ad accusare il colpo e non vinceva più. E Jannik è uno che ha sempre voluto vincere, non accettava di perdere neanche contro di me”. Jannik a 12 anni è uno sciatore promettente, che però fatica a progredire. Il tennis non è ancora il suo sport, e soprattutto ha una struttura fisica molto gracile, tanto che gli avversari riescono speso a renderlo innocuo. Nel corso di un raduno nazionale, un maestro lo accusa addirittura di non essere nemmeno capace di fare due palleggi perché ha un gioco troppo votato all’attacco. Jannik appenderà in soffitta gli sci solo due anni dopo, ma sarà proprio questo sport a lasciargli un lascito fondamentale: la capacità di mantenere alta la concentrazione nei piccoli segmenti di tempo, ereditata da uno sport in cui la performance dura un paio di minuti e non c’è tempo per sbagliare.
“Sinner è molto più vicino ai più forti di quanto si pensi”, afferma Sartori. “Durante la pandemia gli ho fatto vedere molte partite di grandi campioni come Federer o Djokovic” aggiunge invece Piatti, intervistato dal Corriere dello Sport e dal Secolo XIX. “Di quelle sfide ho selezionato 40-45 minuti, i periodi in cui avevano giocato male. Volevo che Jannik capisse come erano comunque riusciti, in una situazione in cui non si stavano esprimendo al meglio, a cambiare il corso del match”. Ed è proprio ciò che ha fatto Sinner a Sofia contro Pospisil. Giocare da favorito diventerà un problema? “No, perché è un atleta di alto livello” conclude Piatti. “La migliore educazione non è mettere timori, ma mostrare la strada. Perché c’è ancora tanta strada da fare”. Il giovane tennista è consapevole dei propri mezzi, però – giustamente – non ha fretta, né si preoccupa che la pandemia gli abbia fatto perdere posizioni in classifica. “Non rimpiango i mesi saltati per il ranking, sono solo contento che la mia famiglia e i miei amici stiano bene. Magari potevo essere N.20, ma anche se non lo sono pace, la cosa più importante è rimanere in salute e sperare di viaggiare con meno problemi il prossimo anno. Prendo tutto quello che mi è arrivato”.
Forse lo stop lo ha addirittura aiutato
Non si può essere certi che una stagione completa si sarebbe conclusa ugualmente con un quarto Slam e il primo titolo in carriera. Jannik è un tennista in costruzione, tuttavia anche se è già fortissimo e ha dimostrato di poter già vincere, ha bisogno di crescere ancora per poter arrivare dove tutti credano possa.
Secondo la Gazzetta dello Sport, Sinner vale già due milioni a stagione, ad oggi non esiste un under 20 che prometta come lui. Se Jannik manterrà le aspettative, questa attenzione crescerà in maniera esponenziale e farà decollare tutta la sua carriera. Da numero 37 del mondo, avrà ancora un po’ di tempo per fallire. Ma neanche troppo.
Costanza Falco
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