Il mercato del sushi come tanti altri settori legati alla ristorazione e non solo stanno vivendo un momento di conclamata crisi in tutta Europa a causa dello scoppio della pandemia da Coronavirus. La concezione che il cibo giapponese, collegato a tutto il mondo asiatico, fosse uno dei veicoli della trasmissione del virus circolava erroneamente all’interno delle coscienze dei cittadini italiani, meno di quelli del resto d’Europa. Ma un calo c’è stato, anche dovuto alla innumerevoli chiusure di ristoranti e chioschi legati proprio al sushi.

Un chiosco Sushi Daily (KellyDeli) all’interno di un supermercato
C’è chi come KellyDeli, azienda leader nel food retail e proprietaria del marchio Sushi Daily, ha affrontato la crisi nel modo corretto, facendo ottima informazione, aumentando le misure di sicurezza già elevate prima del virus e continuando laddove possibile il proprio lavoro sviluppando però un piano di ripresa ancor più forte. Con oltre 800 chioschi presenti in 11 Paesi europei (Italia, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Portogallo, Danimarca, Finlandia, Belgio e Olanda), di cui 168 in Italia, KellyDeli ha deciso di affrontare la crisi tendendo la mano ai propri dipendenti (per esempio con l’iniziativa di regalare Netflix e Deliveroo Plus) e ai propri clienti, come racconta Silvano DElnegro, CEO KellyDeli. Dunque, KellyDeli riparte con digital e delivery.
Quale impatto sta avendo l’emergenza Coronavirus sulla vostra azienda?
Tutti siamo stati colpiti dalla crisi scatenata dall’incedere di questo virus e anche la nostra azienda ne è stata colpita. Abbiamo chiuso circa il 30% dei chioschi Sushi Daily presenti su tutto il territorio italiano. Ed è proprio in Italia che abbiamo riscontrato le maggiori criticità rispetto che nel resto d’Europa. Ma siamo anche stati fortunati rispetto ad altri settori, ancora più colpiti di noi.

Silvano Delnegro, CEO KellyDeli
Quali misure di sicurezza avete messo in campo per combattere l’emergenza?
Stiamo affrontando la crisi supportando in maniera adeguata le nostre persone e i nostri partner (franchisee). Dal punto di vista della sicurezza e dell’igiene siamo sempre stati accorti da questo punto di vista. La nostra attenzione è sempre stata massima già da prima dell’avvento del virus, ma insieme ai nostri dipendenti abbiamo cercato di aumentare ulteriormente il livello di attenzione.
Che cosa state studiando per la ripresa europea?
Dopo aver riadattato l’azienda alla nuova situazione, ora stiamo giustamente pensando al futuro e alla ripresa. Affronteremo il rilancio con iniziative di marketing per riavvicinare i nostri clienti ed acquisirne di nuovi; inoltre, il digital e delivery diventeranno molto importanti, soprattutto nella nuova realtà con cui dovremo convivere. Possiamo dire che KellyDeli riparte con digital e delivery.
L’associazione sushi-coronavirus è ancora viva tra le gente? Oppure con l’espandersi dell’epidemia non più solamente in Cina, ma nel resto del mondo, si è attenuata?
Già da fine gennaio-inizio febbraio abbiamo riscontrato un calo delle vendite proprio relativo a questo discorso. Il sushi era visto come cibo da evitare perchè maneggiato da personale asiatico e in particolare cinese, presente nella stragrande maggioranza dei nostri chioschi. Devo dire che l’Italia è stato il Paese dove abbiamo riscontrato questa criticità, con anche qualche episodio spiacevole come l’aggressione avvenuta a Torino. Ora che la pandemia ha colpito il mondo, mi auguro che questa associazione sia venuta meno e che si ritorni a considerare il sushi come un alimento di altissima qualità, fresco e genuino.

Un esempio di Futomaki
Quali cambiamenti si aspetta ci saranno nel settore della ristorazione una volta terminata l’emergenza?
Vivremo un periodo di transizione in cui le regole imposte in quarantena verranno allentate in maniera graduale. Tutto ciò influenzerà il comportamento dei consumatori, considerando anche che affronteranno una fase di ristrettezza economica. Penso dovremo essere veloci e flessibili nel comprendere l’evoluzione dello scenario e la velocità di recupero delle risorse. Nel lungo periodo, ritengo che i consumi torneranno ai livelli pre-crisi, anche se alcune misure, come per esempio il distanziamento sociale, potranno rimanere in vigore per parecchio tempo.
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