Malgrado la diffusione mondiale delle singole tipologie di gioco, solamente in Italia l’insieme dei giochi ha dato vita ad una tradizione continuativa. Solo in Italia, infatti, si può propriamente parlare di enigmistica, una delle più grandi passioni del popolo.
La fortuna del termine deve molto alla fondazione dei vari periodici che associarono nel tempo al campo enigmistico il già popolarissimo cruciverba, conosciuto dal 1925. Per un certo periodo, i giochi enigmistici hanno interessato una comunità molto ristretta di esperti di settore, che si distaccava con decisione dall’editoria popolare, tuttavia il cruciverba fu presto adottato come gioco linguistico dal grande pubblico. L’interesse per l’enigmistica come passatempo e come modo utilissimo per mantenere allenata la mente è rimasto invariato nel tempo.
Scrittore di libri, ideatore di giochi e autore di Studiogiochi abbiamo intervistato Dario Zaccariotto per parlare del mondo dell’Enigmistica. Ancora oggi, come afferma lo scrittore, il cruciverba resta il gioco principe, quello più amato dagli italiani. In tempi di lockdown, quando proprio si poteva uscire solamente per andare al supermercato e in farmacia, le edicole sono rimaste aperte, e l’enigmistica è stata un valido passatempo anche in tempi difficili.
Come si è avvicinato al mondo dell’enigmistica? Come è nata questa passione?
DZ: Ho cominciato all’inizio degli anni ’80, quando ero ancora un ragazzino, frequentavo la terza media ed ero appassionato di Master Mind. Grazie ad un circolo di Mestre, mi sono avvicinato al mondo dei giochi, dove ho conosciuto Dario De Toffoli, quello che, nel tempo, sarebbe diventato il mio socio. Più adulto di me, nel frattempo aveva fondato la società Studio Giochi, facendo di una passione un lavoro. Nel tempo abbiamo cominciato a collaborare, prima sul settore delle manifestazioni: erano anni in cui Studiogiochi curava il Festival Italiano dei Giochi, le olimpiadi di Backgammon e molto altro. Ci siamo poi specializzati in vari settori, in particolare il mio è quello dell’enigmistica. Mi occupo di enigmistica vera e propria dagli inizi degli anni 2000, nel tempo abbiamo fatto varie pubblicazioni (libri di giochi, riviste, periodici, inserti su quotidiani). Sul sito di StudioGiochi c’è infatti un elenco di tante cose che abbiamo fatto in passato.
In questi vent’anni come è cambiato il rapporto degli italiani con l’enigmistica?
DZ: Il settore della carta stampata e l’edicola hanno avuto una contrazione negli anni; il settore dell’enigmistica non si può dire sia totalmente controcorrente, però rispetto alle altre pubblicazioni è quello che è andato meno peggio. Una certa flessione c’è sicuramente stata, ma percentualmente molto minore rispetto ad altri settori dell’edicola. L’enigmistica si è evoluta, nel senso che – rispetto ad anni fa quando le pubblicazioni erano prettamente in bianco e nero – è subentrato il colore e poi c’è stato il grande cambiamento tra il 2000 e il 2010 con l’avvento del Sudoku. Oltre ai giochi tradizionali di enigmistica di parole, sono entrati a pieno titolo nelle pubblicazioni anche quelli di logica (per esempio, forniamo tutti i giorni sul Messaggero di Roma un problema di Kakuro).
Nell’ultimo anno, vista la pandemia, avete avuto l’impressione che le persone si rifugiassero nell’enigmistica, avendo meno possibilità di socializzare?
DZ: Non siamo editori diretti, per cui alcuni dati li abbiamo solo di riflesso, però all’inizio sicuramente sì. Quando c’è stato il lockdown totale, potendo stare solo in casa, la gente faceva incetta di periodici e passatempo che potevano durare anche dieci/quindici giorni. Di contro, per paura che prima o dopo chiudessero anche le edicole, c’è stato anche chi ha fatto saltare alcuni numeri di pubblicazione. A parte il boom iniziale, la cosa si è mantenuta, ma non ai livelli di marzo/aprile. Il fatto che la gente abbia riscoperto l’enigmistica, però, ha sicuramente fatto da traino.
Qual è il gioco che gli italiani amano di più? I giovani sono appassionati?
DZ: Indubbiamente il cruciverba la fa da padrone ormai da tanti anni. È il gioco principe, infatti anche quando viene lanciato qualche nuovo prodotto in copertina mettiamo il cruciverba perché una persona capisce subito di cosa stiamo parlando, a meno che non sia una rivista di giochi logici, dove invece viene messo il Sudoku. Ultimamente ci hanno richiesto molto i “Cruci-Freccia”, sono quelli dove al posto delle caselle nere ci sono le definizioni. Si sfruttano molto le foto, rispetto a qualche anno fa sono entrati anche i colori. Per quanto riguarda i giovani spero di sì, anche in questo caso però non abbiamo riscontri diretti. Mediamente non sono gli acquirenti della rivista, che magari arriva in casa attraverso le persone più adulte o i nonni stessi, però una volta che è presente nelle case, tenderei a dire che ne usufruiscono anche loro.
Nell’inserto de Il Sole24 ore, Enigmistica24 è stata inserita una parte dedicata al Bridge. Lei è un appassionato? Come reputa questo sport della mente all’interno di un inserto dedicato all’enigmistica?
DZ: Personalmente non sono un giocatore, ma quando mi è stata fatta la proposta l’ho accolta subito di buon grado perché trovo che in una pubblicazione del genere il Bridge stesse a fagiolo. Era un po’ una carenza perché avevamo già scacchi, dama e backgammon, che però appunto sono giochi più familiari. Collaborando direttamente con la Federazione Italiana Gioco Bridge, abbiamo potuto colmare quella che era una mancanza e avere un quarto gioco sempre di livello.
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