È la news calcistica dell’anno, una delle più clamorose di sempre, che i calciofili di tutto il mondo stanno seguendo giorno per giorno in attesa degli imprevedibili sviluppi: Messi ha comunicato al Barcellona di voler andare via. Dopo 20 anni di militanza, di cui più di 15 in prima squadra, e dopo essere diventato una leggenda del club. Dopo più di 700 presenze e più di 600 gol segnati, che lo rendono il miglior marcatore della storia del Barça nonché uno dei migliori della storia. Una decisione assolutamente impronosticabile, arrivata proprio nel mezzo di una tempesta in casa blaugrana in seguito alla batosta subita dal Bayern Monaco in Champions League. Dalla Catalogna i quadri dirigenziali spingono per convincerlo a restare, mentre gli oppositori del presidente Bartomeu chiedono le dimissioni immediate. Una polveriera dalla difficile conclusione. Un addio che avrebbe dell’incredibile per le modalità con cui si è arrivati a questo punto, ma non sarebbe la prima volta che una bandiera lascia dopo tutta una carriera spesa con la stessa maglia.
Gli addii choc
Basta guardare in Italia per trovare alcuni dei casi più eclatanti: due leggende juventine come Alex Del Piero e Claudio Marchisio per esempio sono state “costrette” a concludere la carriera altrove, rispettivamente in Australia e in Russia, dopo la decisione della società di non rinnovargli il contratto. A Roma pochi anni fa tenne banco la questione De Rossi, una vita con la maglia giallorossa addosso, che per contrasti con la dirigenza decise di volare in Argentina per l’ultima stagione prima di appendere gli scarpini al chiodo. Storia diversa per Francesco Totti, che ha iniziato e concluso la sua lunga storia con la Roma da calciatore ma non da dirigente, ruolo abbandonato dopo un solo anno. Ma tutto il mondo è paese e anche fuori dall’Italia troviamo casi molto simili: al Real Madrid scaricarono senza farsi troppi problemi Iker Casillas e Raul, con il primo addirittura in lacrime nell’ultima conferenza stampa dopo 25 anni con i Galacticos.
Non solo nel calcio
Anche negli altri sport si sono consumati dei rapporti in maniera clamorosa. Nel mondo della Formula1, per esempio, negli ultimi anni abbiamo assistito a delle separazioni tribolate o a decisioni inaspettate: basti pensare al recente divorzio da separati in casa tra Vettel e Ferrari, o alla scelta di Nico Rosberg di lasciare proprio sul più bello, dopo il mondiale conquistato con la Mercedes. La verità è che nel mondo dello sport in particolare spesso non c’è riconoscenza e i contratti hanno valore fino a un certo punto. Che sia una presa di posizione del tesserato o una decisione della dirigenza, la differenza è ben poca. I tifosi si dividono tra chi se la prende col giocatore, appellandolo come mercenario, chi si schiera con la società e chi invece la contesta duramente. A prescindere dalle ragioni di uno e dell’altro, queste separazioni sono sempre dolorose e la sensazione e che ci perdano sempre tutti in qualche modo. L’icona, il giocatore bandiera, è una figura che pian piano sta sparendo, stritolata da nuove esigenze, soprattutto economiche ma anche dalla spinta a cambiare a tutti i costi.
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