Se il lavoro nobilita l’uomo, l’integrazione è diventata, negli ultimi anni, un significativo polo positivo delle nostre realtà imprenditoriali. La possibilità di includere, nel proprio personale, maestranze straniere o provenienti da realtà esterofile, è, a tutti gli effetti, una valida risorsa a cui attingere per creare micromondi lavorativi dove c’è un interscambio di idee: tutti mettono in campo qualcosa e, allo stesso tempo, ne ricevono arricchimento.
Statistiche alla mano, è dimostrato che i gruppi di lavoro etnicamente diversificati, hanno il 35% di probabilità in più di avere una performance superiore rispetto ai propri pari in termini di rendita. “La diversità è un’azione, l’inclusività è culturale e l’appartenenza è un sentimento”: una politica aziendale che valorizzi la diversificazione culturale e la trasformi in risorsa concreta per la crescita, sicuramente, colpisce nel segno. La ricerca del talento è centrale e, chi di fatto lo detiene, può provenire da qualsiasi parte del mondo. Le bibbie del management parlano chiaro: l’eterogeneità culturale riduce i conflitti e migliora la collaborazione aumentando la soddisfazione dei lavoratori in azienda. In più è sicuramente un buon problem-solving spontaneo perché produce creatività ed innovazione all’interno di un gruppo di lavoro diventando valido combustibile per un team di successo. Realtà vincenti hanno applicato questa politica aziendale ma senza farne un manifesto pubblicitario conclamato: hanno capito che non solo potrebbe essere l’ingranaggio decisivo della macchina, ma anche una forma di profitto per l’ambiente lavorativo.
E, capendo che questa poteva essere una carta vincente, si è fatta notare Euroedile, ditta del Trevigiano leader in Italia per allestimenti di ponteggi. I lavoratori di Euroedile si dividono tra la vita di ufficio, una divisione in magazzino e squadre operative in tutta la penisola per il montaggio del ponteggio. L’approccio dell’azienda è basato sulla conoscenza e sulla tolleranza rimuovendo qualsiasi tipo di barriera per massimizzare la performance di tutti i dipendenti. La sinergia lavorativa mette assieme più etnie: italiani, ucraini, moldavi, rumeni, albanesi, kosovari, marocchini che, ogni giorno, passano i cancelli di Euroedile e lavorano, insieme, in gruppi di lavoro assolutamente compositi. Basti pensare che, il marketing manager stesso dell’azienda, è brasiliano.
Valori culturali differenti e stili di comunicazione diversi potevano rendere difficile la comprensione e la fiducia reciproca, ma si è badato ad evitatare o respingere ogni differenza per favorire la percezione di similarità favorendo così relazioni lavorative efficaci. Chi lavora in trasferta trascorre insieme anche due o tre settimane: ed è quasi affascinante sentir parlare italiano in cantiere da chi, sul passaporto, non lo è. Anche durante le pause, le spiegazioni di montaggio di un pezzo particolare, l’indottrinamento di come eseguire una tecnica: la lingua italiana diventa proprio il legante ed il mezzo di comunicazione per mettere in relazione altri paesi differenti.
Usanze religiose diverse fanno ormai parte della quotidianità: pasti appositi per chi è di religione musulmana, così come la ricerca fondamentale di soluzioni di ristorazione che li forniscano per chi si trova in trasferta. E quando ci sono le cene aziendali, non sussistono gruppetti e la mescolanza delle etnie è palese. Ci sono realtà che si occupano di certi argomenti multietnici solo per migliorare la propria immagine, qui invece si è capito che l’integrazione è un valore aggiunto. Prima di tutto è un senso di rispetto per chi, di fatto, potrebbe provenire da paesi con usanze diverse. Poi, capendo che le aziende con i gruppi esecutivi più etnicamente diversificati hanno il 33% in più di probabilità di avere una performance superiore ai i propri pari in termini di profitto, la realtà trevigiana ha fatto propria questo accorgimento. Quella di Euroedile è una filosofia aziendale che lavora sugli obiettivi: insieme è meglio, tutti sono una risorsa.
Silvia Dassie
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