Quando si parla di ponteggio, l’associazione più veloce è l’edilizia: impalcature confezionano cantieri di svariate dimensioni per permettere di compiere azioni di costruzione e ristrutturazioni che tanto sono cari ai bonus governativi.
In realtà, l’applicazione è ben più estesa: il ponteggio, inteso come elemento di supporto fondamentale, colora le situazioni cantieristiche di molte realtà creando allestimenti specifici con funzioni altrettanto diverse. Casistiche meno comuni per la dislocazione, ma comunque presenti nel panorama, sono quelle dedicate ai cantieri navali ed aeroportuali.
Nell’ambito navale, la costruzione più frequente applicabile alle imbarcazioni, consiste solitamente in una struttura tubolare in ponteggi, successivamente coperta con una speciale plastica termoretraibile così da poter permettere al cantiere lavorazioni speciali; in questo modo, si protegge la superficie dell’imbarcazione da agenti atmosferici e si crea un involucro predisposto all’applicazione di un impianto di illuminazione interna ed, eventualmente, di riscaldamento e di estrazione. Questi allestimenti richiedono una conoscenza specifica del settore in quanto devono essere funzionali per le attività che verranno intraprese che, di solito sono la saldatura, la molatura, la verniciatura ed i montaggi.
Ponteggiare le imbarcazioni significa seguire l’andamento della carena ed il ponteggio viene allestito con sbalzi verso l’interno ancorati con elettromagneti. Nell’ improntare ponteggi nei cantieri navali, la realizzazione è seguita in ogni fase da personale formato in possesso delle abilitazioni necessarie: tutto questo a partire dalla progettazione fino alla verifica preliminare includendo dichiarazione di agibilità dell’opera provvisionale e i controlli periodici.
Nell’ambiente aeroportuale, tutto si complica. Dopo l’11 settembre 2001, quello che concerne la zona dell’aeroporto è argomento ostico: riuscire a fare un allestimento al suo interno richiede molta preparazione ma anche molta istruzione tenendo conto che lavorare vicino ad una pista comporta corsi specifici per la sicurezza in quanto bisogna essere pronti ad affrontare ogni evenienza. Ecco che anche solo portare il materiale ed ottenere tutti i permessi necessari diventa complicato.
Bisogna quindi avere, per soddisfare una commessa tra le piste di atterraggio, un buon apparato amministrativo aziendale che si occupi intanto delle autorizzazioni. Riuscire, ad esempio, a ponteggiare le utilissime torrette radar diventa un balzo tra il rischio e le perplessità.
Il ponteggio serve, solitamente, per lavori di ordinaria manutenzione per cui è fondamentale che non sia troppo voluminoso e, piuttosto, presenti caratteristiche di resistenza alle potenti raffiche di vento generate dall’apertura della pista e dai velivoli.
Momento, quindi, fondamentale, è il sopralluogo. Visto che l’asfalto su cui capitolano gli aeroplani non è un luogo pubblico, le visite degli specialisti devono essere mirate e pensate per realizzare velocemente il risultato. L’assioma che si presenta è sempre il medesimo: ci vuole esperienza. Improvvisarsi ditte a cinque stelle in un lavoro del genere, è controproducente e pericoloso perché un lavoro malfatto mira la sicurezza generale. Bisogna esserlo nel concreto. Gli addendi confermano: situazioni particolari ma con grande bagaglio sulle spalle riducono gli imprevisti e permettono di raggiungere lo scopo con velocità.
Silvia Dassie
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