Più partite, calendari fitti e più competizioni. I tifosi vorrebbero tutto questo, con il rischio di mettere, però, alla berlina la salute dei giocatori e la qualità dell’esecuzioni.
La frequenza degli impegni sportivi è un tema discusso da tempo anche in altri sport, ma sicuramente il principe della discussione resta il calcio, la disciplina più globalizzata. La sospensione a causa della pandemia nella passata stagione ha reso tutto ancora più caotico, costringendo ad una riorganizzazione più frettolosa. I calendari sono diventati più fitti e il riposo concesso è diminuito radicalmente. La Serie A sta giocando quasi ininterrottamente dallo scorso giugno, tra la stagione passata e quella in corso ci sono stati solamente 47 giorni di pausa. Quest’estate, inoltre, ci saranno Olimpiadi, Europei e Coppa America. “Proteggere i giocatori” è ormai uno slogan per Pep Guardiola: “È una programmazione folle che ammazzerà i nostri giocatori. Non possiamo sostenere ritmi del genere per molto tempo, c’è bisogno di riposare per competere al meglio. I giocatori devono riposare”. Del medesimo parere è il suo maggior rivale in Premier League, Jürgen Klopp. Il campionato inglese è noto per la sua intensità, sia in campo sia nella frequenza delle gare.
UEFA e FIFPro sull’incidenza degli infortuni
Nel calcio, l’incidenza degli infortuni è stata interpretata e misurata in modo differente. Secondo l’ultima indagine condotta dalla UEFA in 8 paesi d’Europa, ad esempio, nella stagione passata, nonostante i calendari più fitti, i problemi muscolari si sono ridotti del 10%. Guardiola aveva invece citato un aumento del 47% di lesioni muscolari in più nelle prime partite della stagione in corso. È stato calcolato che nel calcio, in alcuni casi, certi giocatori arrivano a giocare anche 80 partite in una stagione, venti in più del limite di sessanta raccomandato. Anche lo stesso limite stagionale viene superato frequentemente dai giocatori di alto livello: quando non succede, spesso è proprio a causa di infortuni e problemi fisici. La FIFPro sostiene il bisogno di stabilire delle pause valide per tutti (quattro settimane in estate, due in inverno), di introdurre un limite alle partite ravvicinate e di bloccare l’ampliamento dei tornei. Queste riforme, però, possono essere introdotte solamente se sostenute da tutte le parti coinvolte, tema che ad oggi non è condiviso.
Dalla prossima stagione, la UEFA introdurrà una terza coppa europea per le squadre minori e un nuovo formato della Champions League che dovrebbe aumentare il numero di partite: con ogni probabilità, si passerà da 125 a 225 partite complessive, circa l’80% in più. Uno dei principali ostacoli per una drastica riduzione degli impegni stagionali è la dipendenza dei bilanci dei club e campionati dai proventi derivanti dai diritti televisivi, strettamente connessi al numero di partite trasmesse. Da questo punto di vista, le difficoltà causate dalla pandemia stanno rendono ancora più indispensabili gli accordi con le televisioni, non solo nel calcio.
Costanza Falco
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