La prima volta che leggiamo un libro cogliamo l’essenziale: la trama, i personaggi, le sfumature stilistiche, ma tanto altro rischia di sfuggire alla nostra memoria. Alcuni critici letterari, infatti, sostengono l’importanza di rileggere più volte i libri per trarne diversi benefici psicologici. Pensate, quante volte abbiamo rivisto dei film che ci sono piaciuti, pur conoscendoli già a memoria? Non sempre però accade lo stesso con i libri, perché anche i più appassionati della lettura preferiscono lasciarsi sorprendere ogni volta da un libro che non conoscono e passano così da una stesura all’altra. Tutte le letture però – in particolare i capolavori classici o i libri cult – ad un primo sguardo non permettono di comprendere nemmeno la metà del significato o delle emozioni che possono suscitare. C’è dunque chi sostiene che rileggere i libri più di una volta faccia molto bene e che, addirittura, in alcuni casi sia l’unico modo per comprendere realmente.
Uno dei maggiori teorici di questo pensiero è lo scrittore, giornalista e critico letterario Giorgio Manganelli, che ha ripreso più volte questo concetto nelle sue opere. Nel suo saggio Il rumore sottile della prosa, Manganelli dice che “Una civiltà letteraria non è fatta di letture, è fatta di riletture. Ci sono generazioni che hanno conseguito una dignità duratura leggendo e rileggendo un solo libro, la Bibbia. Non leggevano altro, ma tanto bastava a farli individui colti, talora artisti, letterati, scrittori”.
Rileggere un libro porta con sé vari benefici, che riguardano l’aspetto cognitivo, psicologico ed emotivo del lettore.
L’arte dell’approfondimento
Trovarsi davanti ad una prima lettura significa vivere qualcosa di interamente nuovo. Un libro nuovo non permette di distinguere tutto ciò che si può trovare al suo interno, si fa una lettura d’insieme, dove la trama e i personaggi sono completamente sconosciuti. Lo stesso Manganelli diceva infatti che: “Questa rilettura immediata rivela pieghe, implicazioni, allusioni che a una prima lettura sfuggono; in verità a una prima lettura sfugge quasi tutto. Il rileggere è questa alleanza discorde: insieme ritrovare, riconoscere e scoprire; trovare ciò che la lettura precedente, o anche più letture, non ci aveva rivelato”. Allo stesso modo, con il trascorrere del tempo, può cambiare anche l’idea che avevamo di un libro, così come l’opinione sui personaggi. I nostri preferiti possono cambiare oppure si scoprono personaggi che al momento della rilettura ci piacciono di più. Addirittura un libro che abbiamo adorato in passato, può smettere di piacerci.
Allenare la memoria
Dal punto di vista cognitivo, la rilettura apporta molti benefici. Infatti, la memoria fotografica che si attiva leggendo si esaurisce dopo un tempo estremamente breve, e rimangono i ricordi dimezzati solo delle cose rimaste impresse nella mente. Rileggere più volte significa anche tenere la memoria in allenamento, per far sì che ci si possa concentrare maggiormente su dettagli che, a una prima lettura, sfuggono. I professori e i critici sostengono che ogni libro abbia il suo tempo ovvero che, per godere al meglio di una lettura, bisognerebbe leggerlo al momento giusto durante la vita. Dal momento che non è possibile indovinare sempre quando sia questo momento esatto per immergersi in una nuova lettura, rileggere i libri vuol dire trovare il periodo ideale nel quale trarre il miglior insegnamento o le emozioni maggiori.
Riattivare i ricordi del lettore
Sensazioni di calore e nostalgia, tutti elementi che si provano tornando in un luogo dove siamo stati bene: così avviene quando decidiamo di rileggere un libro. Anche i personaggi stessi sono come persone, i vecchi amici che ci hanno accompagnato nella vita, che associamo a momenti importanti di crescita, divertimento. E ancora, rileggere un libro dopo anni, può farci vedere come siamo cambiati. Possiamo imparare a scoprire come ci sentiamo in modo diverso ad ogni lettura, e in questo modo, entrare di più in contatto con la nostra personalità e con i suoi cambiamenti nel tempo.
Emozioni diverse, sensazioni nuove
Un libro non è sempre uguale per chi lo legge. A seconda della persona, del momento della vita in cui ci si trova, un libro riletto può lasciare sentimenti, emozioni e anche stati d’animo davvero differenti. La percezione cambia nel tempo e con il tempo. Italo Calvino ha scritto in Se una notte d’inverno un viaggiatore: “Sento il bisogno di rileggere i libri che ho già letto, […] ma a ogni rilettura mi sembra di leggere per la prima volta un libro nuovo. Sarò io che continuo a cambiare e vedo nuove cose di cui prima non m’ero accorto?”.
Il piacere della lentezza e la possibilità di nuove risposte
La curiosità di scoprire a tutti i costi come va a finire, la voracità con cui si affoga nelle pagine per il desiderio di andare avanti, specialmente quando un libro desta il nostro interesse, non sempre permette di vedere tutto ciò che la trama e il testo contengono. Rileggere un libro significa farlo con più calma, dato che si conosce già il finale e si assaporano meglio le sfumature, gli intrecci e i significati. Infine, un beneficio importante deriva dal rileggere i grandi classici, che si rifanno a determinati periodi storici. Questo genere di libri è sempre adattabile ad ogni epoca ed età, ma ancora di più, permette di guardare il presente con occhi diversi.
Costanza Falco
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