Alla fine è arrivata l’ufficialità: il calcio italiano riparte. Dopo mesi di discussioni e schermaglie tra club, leghe e istituzioni si è trovato un accordo per tornare a giocare. Al via sabato 20 giugno, poi si giocherà fino ad agosto e si giocherà quasi tutti i giorni (saranno solo 6 a luglio i giorni senza partite in programma). Un vero e proprio tour de force, per concludere un campionato che a prescindere dall’esito finale passerà inevitabilmente alla storia. L’ultima giornata è prevista per il 2 agosto, con l’ultimo mese estivo che poi sarà dedicato alle coppe europee. Sono ancora molte le questioni da chiarire: diritti tv (il ministro dello sport Vincenzo Spadafora vorrebbe trasmettere le partite in chiaro), contratti dei calciatori in scadenza al 30 giugno, rispetto delle norme sanitarie. Inoltre, nella settimana precedente al campionato, si giocheranno i ritorni delle semifinali e la finale di Coppa Italia. Tutto in pochi giorni per un trofeo che comunque rappresenta un obiettivo per molte squadre.
Le soluzioni adottate
Un traguardo raggiunto. Ne parlano così praticamente tutte le “eminenze” coinvolte, dal presidente FIGC Gravina al ministro Spadafora. Ma come detto c’è ancora tanta strada da fare. Intanto la battaglia sui diritti TV: Spadafora spinge per una diretta gol in chiaro alla “tedesca”, ma ci sono leggi che lo impediscono e sarebbe necessaria una deroga o un decreto ad hoc. Attualmente si va verso il no, ma chissà che un accordo con Sky e Dazn non possa cambiare le carte in tavola.
Poi la questione orari: d’estate il caldo rischia di essere un nemico non da poco. Per questo si giocheranno solo una decina di partite alle 17.15, 50 alle 19.15, le restanti 64 alle 21.45. Un modo di tutelare i giocatori, già a rischio infortunio visto il fitto calendario in seguito ad un lungo periodo di stop. Intanto, riguardo la questione giocatori in scadenza, il presidente Assoagenti Beppe Galli ha dichiarato che legalmente i calciatori senza contratto dopo il 30 giugno potranno rifiutarsi di scendere in campo. In attesa di capire cosa ne sarà del calciomercato.
Il protocollo e piano B
La FIGC, contestualmente alla dichiarazione di ripresa del campionato, ha diramato il protocollo ufficiale per le società professionistiche. Attraverso il proprio sito ufficiale, la federcalcio ha reso noto il documento “Indicazioni generali per la pianificazione, organizzazione e gestione delle gare di calcio professionistico in modalità ‘a porte chiuse’, finalizzate al contenimento dell’emergenza epidemiologia da COVID-19”.
Il documento ha principalmente l’obiettivo di definire Linee Guida organiche ed omogenee che consentano la pianificazione, organizzazione e gestione della disputa di gare dei campionati professionistici in modalità a porte chiuse per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19; individuare azioni di mitigazione dei rischi per la sicurezza dei calciatori, degli staff, degli arbitri e degli addetti ai lavori; indicare le categorie dei soggetti ammessi all’organizzazione di gare in modalità a porte chiuse; strutturare una configurazione omogenea degli Stadi e dei percorsi di accesso alle zone di attività; organizzare ed ottimizzare le procedure di allestimento e gestione della produzione televisiva delle gare; favorire il coordinamento delle attività per le strutture incaricate dell’organizzazione e gestione della sicurezza.
Ma cosa succederebbe se il campionato dovesse interrompersi in seguito a un nuovo aumento dei contagi? L’idea numero 1 sarebbe quella di congelare la classifica ed assegnare scudetto e retrocessioni tramite playoff e playout. Se anche questa ipotesi dovesse tramontare, ecco il già discusso piano C: l’algoritmo. Un sistema di calcolo basato su diversi fattori che andrebbe a premiare i più meritevoli grazie alla mera matematica. La maggior parte dei presidenti di serie A si è subito schierata contro questa eventualità, definendola una scorciatoia che falserebbe i risultati di campo e che non ha niente a che vedere con questo sport. La speranza è che non ci sia bisogno di ricorrere a questa soluzione. E che, dal 13 giugno in poi, si parli solo di calcio giocato.
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