A quasi sette mesi di distanza dalle ultime lezioni in presenza, nella maggior parte delle regioni italiane hanno riaperto le scuole. Ormai è da più di una settimana che la campanella suona per milioni di studenti ogni mattina. Tra mascherine chirurgiche, banchi singoli, difficoltà di distanziamento e ingressi scaglionati, c’è ancora parecchio da fare. Il 14 Settembre è stato quel lunedì dell’anno che ha segnato, seppur ancora molto timoroso, un ritorno alla normalità.
Ripartenza faticosa
Una ripartenza pur sempre in ordine sparso, che rende conto delle ingenti difficoltà relative al tema della sicurezza. Ci sono, infatti, ancora alcune regioni che hanno deciso di posticipare il rientro, varcando le soglie di scuola entro e non oltre il 24 Settembre. Per i primi 5,6 milioni di studenti la voglia di normalità è tornata a farsi sentire nonostante le emozioni oscillino tra felicità e apprensione. Con l’avvicinarsi della fatidica data non si è fatto altro che parlare di scuola, di linee guida per un ritorno in sicurezza: niente distributori, niente intervalli in corridoio né in cortile, niente palestre.
Ciò che emerge è che c’è ancora molto da scongiurare. Se esistono diverse realtà virtuose in quanto ad organizzazione, ve ne sono altrettante che, invece, si trovano in difficoltà. Testimonianze negative che esprimono dubbi e risentimenti in merito al distanziamento assente e al mancato rispetto delle regole, si alternano ad alcune descrizioni che sembrano invece andare controcorrente: in molti istituti sembra che sia stata ingranata la giusta marcia tra mantenimento delle distanze, fornitura di banchi e mascherine per gli studenti e percorsi differenziati per gli ingressi contingentati. Vi sono cartelli che indicano le diverse sezioni, gli ingressi dedicati e, parlando con i cosiddetti Covid Manager, ciò che emerge è un’organizzazione ben pensata per eliminare ogni rischio per ragazzi e docenti.
Non solo problemi
Alcuni problemi, ma anche tanta voglia di ricominciare, emergono dal racconto del primo giorno di scuola di Maria Vittoria Amantea, preside dell’Istituto Falcone Righi di Corsico, comune in provincia di Milano: “Ci sono alcune cose che non sono andate bene, ma non per colpa nostra: ci sono dei ritardi nella consegna del materiale necessario, ritardi nella consegna dei banchi che arriveranno ad ottobre e ritardi, soprattutto, per quanto riguarda il personale amministrativo e docente. Per questo motivo si prospettano delle giornate difficili, dato che mi trovo costretta a ridurre l’orario perché non sono in grado di assicurare a tutte le classi i docenti sufficienti per iniziare l’anno scolastico con un orario non ridotto all’osso”.
L’assenza di personale frena sicuramente la ripresa della scuola così come la pensiamo, tuttavia entro la fine del mese verranno prese in considerazione anche la graduatoria delle supplenze e le MAD. La Lombardia è stata fra le regioni più colpite dalla pandemia, e in questa settimana, i docenti insieme agli studenti e alle loro famiglie hanno sicuramente avuto molta paura anche solo a pensare ad un ritorno alla normalità. Però questa è una nuova routine, finalmente, e una nuova quotidianità a cui pian piano abituarsi.
Costanza Falco
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