Doccia fredda per tutti gli appassionati di calcio che speravano – un giorno non tanto lontano – di poter tornare allo stadio per assistere dal vivo alle partite dei loro club del cuore. Mancano ormai pochi giorni alla grande ripresa della Serie A, ma le norme anti-Covid rimangono – questo è il parere del Comitato Tecnico Scientifico. Il protocollo sui tamponi dedicati alle squadre resta così come ipotizzato e le gare continueranno ad essere disputate a porte chiuse per prevenire un’ingente diffusione di contagi. Questo sembra essere ormai l’orientamento dal momento che non ci sono ancora le condizioni necessarie per consentire una riapertura degli stadi al pubblico.
La legge Melandri
Il governo sta ragionando all’ipotesi di mostrare in chiaro le partite di Serie A, il problema sarebbe però quello di superare la Legge Melandri del 2008 secondo cui i bandi di assegnazione non sono in grado di coprire i diritti in questione. Non si tratta di un provvedimento facile, si ragiona sulla tutela degli abbonati Sky e Dazn, che hanno un abbonamento per guardare, a pagamento, tutte le partite della stagione.
I danni economici
Dopo i circa 90 milioni di danni subiti dalle squadre di Serie A per la chiusura degli stadi nella scorsa stagione, una ripartenza con gli stessi impianti ancora sbarrati al pubblico in autunno potrebbe determinare ammanchi sostanziosi. Nella stagione 2018/2019 la Serie A aveva fatturato nel suo complesso 300 milioni di euro con, oltretutto, una tendenza all’incremento del numero di spettatori che perdura ormai da diverse stagioni. Significa circa 8 milioni a giornata. Ipotizzando una chiusura fino alla prima sosta delle nazionali, dunque dopo tre giornate, il danno da mancati incassi potrebbe essere di circa 25 milioni, considerando che l’avvio del torneo prevede alla seconda giornata Roma/Juve e alla terza Juventus/Napoli e Lazio/inter. Ipotizzando invece una chiusura fino alla settima giornata, quindi fino alla pausa per le nazionali dopo l’8 novembre, si profilano invece danni per 56 milioni.
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