Il diffondersi della pandemia e il conseguente lockdown hanno costretto quasi tutte le attività commerciali del mondo a chiudere i propri uffici e a lasciare temporaneamente a casa i propri dipendenti. La necessità di non fermarsi per non subire troppi danni economici però ha spinto moltissimi datori di lavoro a promuovere lo smart working, fornendo ai lavoratori accessi da remoto, i dispositivi adatti e indicazioni varie. Dopo oltre due mesi di quarantena, il responso di chi ha usufruito del lavoro agile da casa è molto positivo. Per esempio l’80% degli italiani si è trovato bene con questa modalità. Un successo planetario che ha portato molte aziende a riflettere: e se lo smart working continuasse anche in futuro?
Il caso Twitter
Da qui la svolta di Twitter. Considerato che il lavoro da casa “ha funzionato”, ai dipendenti che “sono nel ruolo e nella situazione” di poter continuare sarà consentito per sempre. Gli uffici di Twitter d’altra parte sono chiusi ormai da tempo e “non riapriranno prima di settembre”. E anche quando lo faranno, la riapertura sarà graduale.
Non ci saranno neanche eventi della società ‘in presenza’ per l’intero 2020, così come sono sospesi almeno fino a settembre tutti i viaggi di lavoro. Con la sua scelta la società di Jack Dorsey brucia sul tempo le rivali della Silicon Valley, rinomate per i benefit concessi ai dipendenti. E ora si sfidano invece sulla tempistica dello smart working alla luce dell’emergenza sanitaria.
La società che cinguetta si pone come apripista nella liberal Silicon Valley alle prese con il coronavirus. Ma la mossa è destinata ad aver un impatto ben al di là dei confini della California, facendosi sentire anche nella tradizionale Wall Street e, di conseguenza, sull’ecosistema di New York. Facebook e Google hanno annunciato che la maggior parte dei loro dipendenti potrà lavorare da casa fino alla fine dell’anno. Amazon ha concesso almeno fino agli inizi di ottobre.
In USA una tendenza futura ma già attuale
Alle mosse della Silicon Valley guarda con attenzione proprio Wall Street, che dai big della tecnologia si è vista strappare negli ultimi anni i migliori talenti. Se fino a non molto tempo fa approdare in una banca d’affari era il sogno dei neo laureati, ora non è più così. Complice il bel tempo della California e i ricchi benefit offerti dai colossi dell’hi tech – dalle mense gratis alle palestre, dalla tintoria agli asili nido – le banche sono state relegate a seconda scelta.
Ora la pandemia mette gli istituti, la maggior parte dei quali ha grandi uffici a New York, nella posizione di dover rivedere nuovamente il loro modello di business. Anche loro si sono adeguati al lavoro da casa e, viste le difficoltà sanitarie nel riaprire gli enormi grattacieli che ospitano i loro dipendenti e le possibili azioni legali in caso di malattia, lo smart working è destinato a continuare a lungo. Con ripercussioni ampie per il sistema di New York, il cui mercato immobiliare degli uffici ha già risentito negli ultimi anni dell’ascesa di WeWork.
Con meno dipendenti al lavoro fisicamente, le banche potrebbero ridurre la loro presenza continuando ad assicurare lo stesso servizio. E una minore presenza si farà sentire su ristoranti e negozi. Insomma, per New York una nuova sfida che si va ad aggiungere all’attesa fuga dalla città che – fra prezzi alle stelle, emergenza terrorismo e ora rischi sanitari – appare sempre meno appetibile agli occhi di molti, anche delle aziende.
Anche nel resto del mondo?
La sensazione è che difficilmente si tornerà alla normalità in tempi brevi. Anche ora che le aziende stanno pian piano riaprendo, con turnazioni negli uffici alternate al lavoro da casa. Non si sa quando potranno tornare a pieno regime e il “rischio” è di doversi adattare a questa situazione continuando a promuovere lo smart working. Anche dal punto di vista psicologico potrebbe essere un punto di non ritorno per il dipendente, ormai abituato al lavoro agile. Uno scenario in divenire e che sarà condizionato dagli sviluppi del virus e delle norme di ogni governo, ma che sembra essere un futuro già molto attuale.
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