Il lavoro cambia.
Con la quarantena abbiamo dovuto reinventarci, trovare soluzioni alternative a quelle che prima costituivano la nostra quotidianità e normalità. Tra queste nuove pratiche, gli italiani hanno scoperto lo smart working. Esisteva già prima, ma solo con il lockdown siamo stati in grado di fare necessità virtù.
Lo smart working piace agli italiani: secondo una ricerca condotta da IZI in collaborazione con Comin & Partners, tra il 7 e il 8 aprile, tra 1000 persone che stanno sperimentando lo smart working, l’80% dei nostri compatrioti ha giudicato positivamente questa modalità e il 37% sarebbe addirittura disposto a rinunciare a parte del proprio stipendio pur di continuare a lavorare dalla propria abitazione.
Numeri che non lasciano spazio ad interpretazioni. C’è anche, però, un rovescio della medaglia. Non per tutti il telelavoro è una scelta possibile. Un italiano su tre, infatti, ha problemi per l’accesso alla rete o non ha disponibilità di computer e apparecchi tecnologici.
Questa casa non è un ufficio.
Gli italiani che hanno dovuto trasformare la propria casa in ufficio a causa dell’emergenza Covid-19 sono quasi due milioni, il 35% dei quali sarebbero disposti a mantenere questa nuova normalità anche superata la crisi sanitaria. Inoltre, il 57% sarebbe disponibile a una formula di lavoro agile parziale.
I vantaggi del telelavoro, secondo gli intervistati, sono numerosi. Al primo posto, per oltre un terzo degli intervistati, c’è il risparmio del tempo che solitamente si impiega per recarsi al lavoro. Inoltre, si indica una maggiore flessibilità di orari (30%), il risparmio economico su trasporti e pranzo (15%) e la possibilità di trascorrere più tempo con la famiglia (13%). Minore, ma comunque interessante, il dato di quanti affermano di preferire il lavoro agile per la possibilità di mangiare più sano.
In linea generale, il 58% si ritiene abbastanza soddisfatto della nuova modalità di lavoro, contro un 16% di poco soddisfatti. Se da un lato è più facile organizzarsi il lavoro, a casa, dall’altro però questo può portare ad una difficoltà nel trovare il tempo da dedicare alle attività personali. È esattamente per questo che il 23% ha dichiarato di “non staccare mai”. Il 5%, invece, fatica ad organizzare il proprio tempo e il 7% trova complesso gestire e pianificare il lavoro.
Il problema della connessione.
Ma la mole di lavoro non è l’unico limite che lo smart working deve superare. Infatti, non sempre si dispone di una connessione internet adeguata, abbastanza veloce da non complicare il normale svolgimento delle proprie mansioni. Inoltre, in questo momento di lockdown, molti lavoratori non sono soli in casa e che quindi molti dispositivi connessi simultaneamente non hanno una connessione in grado di supportarli. In più, tra coinquilini, famiglia, televisioni e quant’altro le distrazioni non mancano. Per il 13,4%, infatti, queste rappresentano un problema.
In definitiva, lo smart working ha ricevuto un riscontro prevalentemente positivo. Lo smart working piace agli italiani. Un segno che anche dopo il ritorno alla normalità potrebbe essere implementato come servizio per i lavoratori, risolvendo anche quei difetti che ad ora lo rendono uno strumento prezioso ma incompleto.
Matteo Zoppi
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