I numeri parlano chiaro
Il blocco (praticamente totale) delle città, dovuto al decreto del governo sull’emergenza Coronavirus, ha ridotto in modo drastico lo smog e l’inquinamento nelle grandi città. La riduzione dell’attività produttiva, lo stop agli spostamenti, l’invito a restare a casa hanno agevolato la riduzione del biossido di Azoto (NO2), con il repentino calo ha coinvolto principalmente il Nord Italia, in particolare Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte con valori abassati di circa il 50%.
Il dato emerge dalle analisi elaborate da un team di esperti del Sistema nazionale di protezione ambientale (Snpa). Il tutto grazie ad una nuova piattaforma in grado di integrare ed elaborare i dati forniti dal Programma europeo Copernicus e da sistemi modellistici a scala nazionale e regionale con quelli raccolti sul territorio dalle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle regioni e delle province autonome (Arpa e Appa).
Una delle principali fonti di emissione del biossido di Azoto. Un elemento chimico che riguarda la combustione ad alta temperatura, come quella che avviene nei motori degli autoveicoli, impianti di riscaldamento, combustioni industriali, centrali di potenza e molte altre. Ecco perché la diminuzione del traffico ha portato una riduzione significativa della concentrazione di NO2 nell’atmosfera.
Il blocco del traffico e della maggior parte delle realtà produttive non sono le uniche variabili da prendere in considerazione. Il meteo ha senza dubbio dato una mano importante a questa riduzione: in particolare l’arrivo del maestrale e la pioggia.
La battaglia non è vinta
Non si può, tuttavia, tirare un sospiro di sollievo. Per ciò che riguarda le polveri sottili (Pm10 e Pm 2.5) il discorso è decisamente più complesso. La principale fonte di emissioni di PM10 primaria nel bacino padano è la combustione per il riscaldamento domestico e non il traffico dei veicoli.
In questa situazione di assoluta incertezza, si fanno spazio anche gli interrogativi dovuti alla correlazione tra inquinamento atmosferico e diffusione del contagio da Covid-19. In merito alla questione l’Arpa del Veneto in una nota comunica che “è possibile affermare con chiarezza che, al momento, non esistono studi approvati e condivisi dalla comunità scientifica in grado di dimostrare che la diffusione del Coronavirus sia causata dall’inquinamento da particolato atmosferico”.
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