Sicurezza prima di tutto.
La parola chiave con cui ci si è mossi in questi difficili mesi è stata “sicurezza”. Tutte le norme anti-contagio, tutti i decreti. Tutti volti, quantomeno nelle intenzioni, a garantire la sicurezza dei cittadini, per prevenire la diffusione del virus. Ora i consumatori chiedono la stessa cosa alla filiera alimentare, insieme alla massima trasparenza. Per ristabilire una fiducia venuta meno dopo il Covid-19. L’agroalimentare si è trovato a gestire eccedenze e spreco dovuti ai prodotti invenduti e a picchi di richieste concentrati su determinati canali (e-commerce/consegna a domicilio).
«Le filiere locali si sono dimostrate più resilienti allo choc – commenta Giulia Bartezzaghi, direttore anche per la terza edizione dell’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano, presentato il 3 giugno-. Questo non significa che ci si sposterà verso la prossimità fisica ma che l’innovazione deve accorciare anche le filiere più distanti». I nuovi concetti riguarderanno tracciabilità, sostenibilità e circolarità. Dopo un periodo complicato, solo in parte compensato dal boom di acquisti specialmente a inizio lockdown, l’agroalimentare è pronto a ripartire…innovandosi.
Tracciabilità
Così cambia il paradigma del cosiddetto “km zero”. «La tendenza è andare oltre alla dimensione geografica della prossimità e integrarla con prossimità relazionale e informativa. La prima è la capacità di avvicinare produttore a trasformatore e consumatore con partnership e filiere disintermediate. Poi c’è la prossimità informativa, che aiuta ad accorciare le distanze e creare fiducia attraverso la tracciabilità», dice Bartezzaghi. Qui la tecnologia, con sistemi di etichette parlanti, o tracciamento (per esempio con certificazione su blockchain) gioca un ruolo importante.
«La trasparenza consente di accorciare le distanze tra gli attori della filiera – commenta Federico Caniato, condirettore scientifico -. Le dimensioni di prossimità geografica, relazionale e informativa, accorciando la filiera consentono di perseguire target di sostenibilità». Ma, mentre i 17 sustainable goals — gli obiettivi di sviluppo sostenibile che l’Onu ha tracciata nella sua agenda al 2030 — entrano sempre più nelle strategie delle grandi aziende, la spinta all’innovazione sostenibile sembra venire meno. Sono infatti calate, rispetto allo scorso anno, le startup nate con vocazione all’innovazione sostenibile.
Sostenibilità
Ed è proprio la sostenibilità uno dei nodi cruciali per il futuro. In tutto il mondo. Il Nord America e l’India mantengono il primato nell’innovazione con 2.271 e 380 startup agri-food, ma ne contano solo il 23% e il 15% sostenibili. Anche l’Italia sembra non puntare sulla sostenibilità, registrando 53 startup agri-food, di cui solo il 13% persegue obiettivi sostenibili.
Sul totale di 1.158 startup sostenibili (2015-19), il 39% a livello globale ha ricevuto almeno un finanziamento, per una raccolta complessiva di 2,3 miliardi di dollari, in media 5,2 milioni per startup, contro i 6,1 dell’anno scorso. Gli Stati Uniti primeggiano con un totale di 1,7 miliardi raccolti (media di 7,2 milioni a startup), che tuttavia diminuisce del 17% rispetto al 2018.
Segue l’Europa, che supera l’Asia per capitale complessivo raccolto, 312 milioni di dollari contro i 308 delle startup asiatiche, ma rimane indietro nel finanziamento medio a startup: 2,7 milioni di dollari in Europa e 4,2 milioni in Asia, entrambe in calo rispetto al 2018 (3,4 milioni di dollari in Europa e 6,6 in Asia). Il mercato italiano sembra rimanere fermo. «Tuttavia la fonte dell’analisi è la piattaforma Crunchbase, la quale non copre interamente il panorama delle startup attive, e magari penalizza le realtà italiane – aggiunge Bertezzaghi -. Nel corso dell’anno incontreremo le più interessanti realtà imprenditoriali italiane per realizzare uno studio ad hoc».
Circolarità
Infine, altro tema fondamentale è quello della circolarità, dell’ottimizzazione dell’utilizzo di risorse produttive ed eliminazione degli sprechi lungo la filiera. All’interno della ristorazione collettiva, per esempio, è forte l’attenzione riposta dalle aziende sulla gestione delle eccedenze. La circolarità interessa anche il packaging. In questo settore i Paesi del Nord Europa eccellono. In Finlandia, in particolare, prevalgono startup che propongono soluzioni di food packaging flessibili e biodegradabili. Ma deve essere un discorso globale. Per uscirne insieme e ripartire.
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