Negli ultimi anni, chi si interessa di libri ha assistito a molte discussioni relative ai cosiddetti bookblogger, booktuber o bookinfluencer, ovvero chi parla di libri sui social network o su YouTube. Più volte, infatti, sono stati accusati di parlare di libri in modo superficiale, e di non avere le competenze per farlo.
Il fenomeno ha innegabilmente successo
Le case editrici, infatti, organizzano sempre più spesso attività promozionali insieme a chi parla di libri sui social e per alcuni bookblogger farlo è diventato un secondo lavoro. Per chi ama la lettura, seguire su Instagram qualcuno che ne parla e di cui si condividono i gusti è un modo per scegliere le letture successive, chiedere consigli e partecipare a letture di gruppo, come in un club del libro. I social network sono divenuti uno strumento di scoperta e condivisione. Social reading, un recente ciclo di eventi online del Circolo dei lettori di Torino, è stato organizzato proprio con questo scopo, coinvolgendo tre persone che parlano di libri sui social: Francesca Marson, nota anche come Nuvole d’Inchiostro, Stefania Soma, su Instagram Petunia Ollister e Veronica Giuffrè, alias I calzini spaiati.
Ci sono differenze tra bookblogger e critici
Secondo Veronica Giuffré, la differenza principale sta nel tono di voce: “I profili dedicati ai libri che funzionano sono quelli che raccontano un modo di guardare le cose e ti permettono di affezionarti a una voce, a una faccia, a un modo di vedere la realtà. Negli articoli il tono di voce invece è esterno”. Gli approcci cambiano anche fra bookblogger, ma dal momento che i social network nascono come spazio di espressione, si usano per giungere anche a condivisioni private. Francesca Marson dice: “Per quanto mi riguarda il racconto di un libro è sempre qualcosa di personale che parte quasi sempre da un’esperienza privata. Di recente, ad esempio, ho raccontato che La città dei vivi di Nicola Lagioia, che per me è stato un libro importante, l’ho iniziato a leggere il giorno dopo la morte di mio suocero. Questo rende il mio racconto sul libro meno lecita di una recensione? Parlare dei libri sui social è una cosa diversa, e per i lettori può essere qualcosa di complementare alla lettura delle recensioni. Io sono la prima, anche per il lavoro che faccio, a consigliare di andare in edicola per leggere gli inserti culturali dei giornali”. Anche Stefania Soma concorda sul fatto che parlare di libri sui social non sia una manovra di sostituzione o negazione del lavoro dei critici, pensa che sia qualcosa di differente, che per anni l’editoria ha cercato di fare senza molto successo: “Quando ho cominciato a postare foto di libri molte persone mi hanno detto che vederle comparire nei loro feed gli aveva fatto tornare voglia di leggere, di andare in libreria o in biblioteca. Dopo anni e anni di campagne di promozione della lettura che ti facevano venir voglia di fare di tutto fuorché leggere, ci ho visto una grande occasione. Molti mi avevano detto di essere un po’ intimiditi dalle persone che leggono molto, ma sui social hanno trovato un approccio diverso, si sono avvicinati alla lettura in modo più semplice”.
Proprio attorno a questa idea di condividere consigli di lettura, il Circolo dei lettori ha organizzato tre incontri in cui le tre bookblogger hanno parlato di alcune loro letture. I tre eventi avrebbero dovuto tenersi dal vivo, ma poi sono stati spostati online – nel loro teatro di casa – e trasmessi dal profilo Instagram del Circolo dei lettori.
Costanza Falco
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