Dopo un anno di pandemia si contano i danni causati al mondo del lavoro non solo dal punto di vista economico, ma anche per quanto riguarda il benessere psico-fisico dei lavoratori. In Italia e nel mondo, il 2020 sarà ricordato come l’anno più stressante di sempre.
Otto lavoratori su dieci si dichiarano stremati
I continui adattamenti richiesti dallo stato di emergenza costringono troppi lavoratori a vivere in una condizione occupazionale colma di ansia. Secondo l’indagine riportata da Mashable Italia, addirittura nove persone su dieci affermano come il disagio professionale si rifletta nella quotidianità sotto forma di insonnia, stress e depressione da mancanza di socializzazione.
I lavoratori dichiarano troppo spesso di preferire l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale, di un robot o di un Chatbot – un software progettato per sostenere una conversazione con un essere umano – al supporto di un collega o del proprio responsabile. Oracle Cloud in collaborazione con Workplace Intelligence hanno condotto un’indagine e riportato i seguenti dati con lo scopo di evidenziare quello che Dan Schawbel definisce come “il più grande problema della forza lavoro del nostro tempo e del prossimo decennio”, ovvero la salute dei dipendenti e il loro rapporto con le nuove tecnologie.
I dati della ricerca
Il sondaggio ha visto coinvolti oltre 12.000 intervistati, tra cui dipendenti di età fra i 22 e 74 anni, manager, leader delle risorse umane e dirigenti provenienti da 11 paesi del mondo (Stati Uniti, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti, Francia, Italia, Germania, India, Giappone, Cina, Brasile e Corea). Sono state poste a tutti delle domande volte a conoscere l’impatto psicologico del Covid-19 sulle loro vite, a studiare le conseguenze dello smart working e ad esplorare la percezione diffusa del ruolo giocato da strumenti di interazione artificiale sul luogo di lavoro. L’indagine mostra come le aspettative intorno alla tecnologia si siano elevate. Il 68% degli intervistati preferirebbe parlare con un robot piuttosto che con il proprio capo dello stress e l’80% delle persone si dice disponibile ad avere un robot come consulente. Solo il 18% ha affermato che preferirebbe avere un dialogo sulla propria situazione con una persona invece che con un’intelligenza artificiale. I dati italiani non si discostano di molto da quelli rilevati su scala mondiale. Nel nostro Paese, il 57% degli intervistati vorrebbe parlare in primis con strumenti virtuali, e anche in questo caso, il grande vantaggio dei robot sta nel fatto che vengono percepiti come privi di giudizi e preconcetti.
Di fatto, cosa sono i chatbot?
Si tratta di assistenti digitali intelligenti, capaci di raccogliere dati e di apprendere ciò di cui hanno bisogno per fare previsioni su situazioni difficili. Imparano dall’ambiente che li circonda e si adattano facilmente alle esigenze dei lavoratori. Per Luca Vellini, HCM Cloud Country Leader di Oracle Italia: “Lo sviluppo di queste tecnologie è oggi molto avanzato e in particolare, per quanto riguarda l’interazione, si lavora sulla capacità di questi interlocutori di comprendere e usare al meglio il linguaggio naturale. Gli assistenti virtuali che sono presenti in molte case (ad esempio Alexa) sono un esempio del livello a cui oggi si è arrivati; e l’adozione di assistenti digitali si sta diffondendo sempre di più anche come strumento integrato nei software con cui si lavora. La capacità che oggi abbiamo di alimentare queste intelligenze con dati e informazioni sempre più varie e numerose è un fattore chiave che le rende sempre più performanti e consente loro di essere utili anche in campi complessi come il supporto psicologico”.
Oggi la casa è tornata ad essere bottega, e i disagi lavorativi si riflettono negli spazi della vita di ognuno. Nonostante questo, però, il 62% delle persone trova il lavoro da remoto più interessante ora rispetto a prima della pandemia. “Con la pandemia, il benessere psicologico è diventato non solo una questione sociale più ampia, ma una delle principali sfide sul posto di lavoro. Ha un impatto profondo sulle prestazioni individuali sull’efficacia del team e sulla produttività organizzativa. Ora più che mai i dipendenti chiedono ai datori di lavoro i fornire soluzioni”, ha affermato Emily He, Oracle Cloud HCM. “Si può fare molto per supportare in questo senso la forza lavoro e ci sono tanti modi in cui la tecnologia come l’Al può aiutare. Ma prima di tutto le organizzazioni devono aggiungere il tema alla loro agenda. Se riusciamo a far passare questo messaggio, sia a livello delle risorse umane che a livello dirigenziale, possiamo iniziare ad attivare un cambiamento. E il momento è adesso”.
Costanza Falco
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