Secondo l’Australian Koala Foundation, nel 2019 in tutto il continente vivevano al più 80mila esemplari di koala. Anche se ridotti a poche unità, i koala restano animali molto chiacchierati da adulti e bambini, e sono famosi in tutto il mondo per il loro aspetto. D’altra parte, a chi non viene in mente l’immagine di un pelosetto abbracciato al tronco di un albero non appena qualcuno ne cita il nome? Tuttavia, le sembianze apparentemente dolci dei koala non devono trarre in inganno: se li si immagina come orsacchiotti teneri e dolci, ci si sbaglia, e non poco! Ecco perché, nel rispetto di una specie che merita di essere tutelata, a maggior ragione dopo i fatti drammatici che abbiamo visto accadere con gli incendi dall’altra parte del mondo, vogliamo sfatare una serie di falsi miti su questi animali.
Non chiamateli orsetti
Una delle convinzioni sbagliate più radicate è che il koala sia strettamente imparentato con gli orsi. Non a caso, comunemente viene chiamato “piccolo orso” o “orsetto marsupiale”. Però non è per nulla parte della famiglia degli ursidi; al contrario, è l’unico rappresentante vivente dei marsupiali arrampicatori. In termini scientifici, la specie si chiama Phascolarctos cinereus. A differenza degli orsi, i koala crescono i propri cuccioli all’interno della tasca materna per circa un anno, fino a che i piccoli non sono diventati autosufficienti.
Sono pacifici solo se lasciati indisturbati
Anche se dormono tra le 18 e le 22 ore al giorno, non sempre i koala affrontano i rapporti con gli altri animali in modo pacifico. Hanno denti affilati e robusti, una masticazione particolarmente forte, ma gli possono tornare utili anche in occasione di incontri indesiderati. L’aggressività dei koala si manifesta soprattutto nei confronti dei cani, ma sono stati riscontrati diversi casi di aggressione anche nei confronti di altre specie, esseri umani inclusi, quando viene percepita una minaccia per sé o per i propri cuccioli. Spesso l’aggressività dei koala si sfoga sui maschi rivali: gli incontri/scontri sono paragonati a dei match di wrestling, caratterizzati da morsi alle spalle che proseguono fino a quando uno dei due non ha la peggio. Il motivo scatenante il più delle volte è la territorialità.
L’abbraccio agli alberi non è per nulla romantico
Come ha chiarito un paper scientifico sulla rivista Biology Letters, il motivo per cui i koala passano la maggior parte della giornata abbracciati agli alberi è un’esigenza fisiologica. Più che di tenerezza, sarebbe più consono parlare di pigrizia. Il contatto fisico con gli alberi serve per rinfrescare il corpo, specialmente nelle giornate più calde. Gli alberi hanno una temperatura di qualche grado inferiore rispetto a quella corporea, quindi i koala riescono così a dimezzare la quantità di sudore necessaria per la termoregolazione, risparmiando acqua ed energia.
Questa scarsa propensione all’azione è uno dei motivi che rendono gli atteggiamenti aggressivi rari: quando non è strettamente necessario, la pigrizia e la necessità di preservare le energie prevalgono su tutto.
Guardando bene, non sempre sembra un peluche
Oltre alla mandibola a cui ho già accennato, il koala è dotato anche di zampe con dita prensili e artigli affilati: con una sola zampata ben assestata potrebbero squarciare la pelle di una persona con estrema facilità. Certo, le orecchie arrotondate, grosse e pelose non incutono un gran timore, la pelliccia folta e morbida e lo sguardo non proprio minaccioso difficilmente fanno spavento, ma non sono proprio da considerare dei docili peluche: in caso di necessità sanno bene come difendersi.
Niente compagnia e niente prese in braccio
Ed è qui che l’idea di un orsacchiotto peluche va in frantumi. Anzitutto sono animali tendenzialmente solitari, che accettano la compagnia dei simili solo nella stagione dell’accoppiamento, purché si tratti di un maschio solo e di un numero piccolo di femmine. Per il resto, ha un atteggiamento riservato e quasi timido, che ammette una sola eccezione: l’aggressività nel momento del bisogno.
E per finire, i koala in generale odiano davvero essere presi in braccio. La ragione in questo caso non è tanto il loro essere poco socievoli, ma è proprio una necessità fisica: la loro colonna vertebrale è molto fragile e non potrebbe sopportare stress o scossoni violenti.
Costanza Falco
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