L’UE e il recovery fund. Si è svolto il 23 aprile il Consiglio Europeo decisivo per decidere come contrastare l’emergenza coronavirus, dedicato soprattutto alla crisi economica più profonda dal dopoguerra. Un vertice che, nonostante le divisioni, prova a trovare un’unità d’intenti. E ci riesce, almeno in parte, accogliendo l’idea di creare uno strumento nuovo. Il Recovery fund. Infatti, oltre all’approvazione di Mes, Sure e Bei che saranno operativi da giugno, è stato dato l’ok al principio del “fondo di recupero”, di cui comunque vanno ancora discussi i dettagli. La palla passa ora alla Commissione europea. La presidente dell’esecutivo Ue, Von der Leyen, entro il 6 maggio dovrà presentare la nuova proposta di bilancio Ue e Recovery fund.
Proposta e problematiche
Nato da un’idea del presidente francese Emmanuel Macron, il fondo di ripresa è un fondo creato ad hoc per emettere i recovery bond (ribattezzati anche Ursula bond dal nome del presidente della Commissione Ue) la cui garanzia è rappresentata dal bilancio Ue. Una volta raccolta la liquidità sul mercato, questa verrà distribuita ai paesi che ne hanno bisogno. Se nessuno però, in via di principio, è contrario a creare il Recovery fund, le divisioni diventano profonde quando si passa a parlare del tipo di sostegno che deve dare.
La vera battaglia sarà sul funzionamento, cioè se concederà prestiti o sovvenzioni a fondo perduto. Su questo fronte la divisione è netta. L’Italia vuole sovvenzioni, non prestiti, e una potenza di fuoco molto più ampia. “L’ammontare del Recovery Fund dovrebbe essere pari a 1.500 miliardi di euro e dovrebbe garantire trasferimenti a fondo perduto ai Paesi membri, essenziali per preservare i mercati nazionali, parita’ di condizioni, e per assicurare una risposta simmetrica a uno shock simmetrico”, ha detto Conte ai colleghi durante la videoconferenza. Sulla stessa linea sono Francia, Spagna, Portogallo e Grecia.
Sull’altro fronte, invece, i paesi del Nord Europa (su tutti Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia e Austria) che si oppongono ad aumenti del budget comune e a forme di trasferimenti a fondo perduto. Il tutto per difendere il principio secondo cui la Commissione Ue non puo’ indebitarsi. La Germania non si schiera apertamente nella battaglia ma la cancelliera Merkel ammette che “non su tutto siamo della stessa opinione”.
Il ruolo della Commissione
La Commissione indicava una potenza di fuoco fino a 2 mila miliardi, legata al bilancio europeo 2021-20127. Il comunicato finale invece si limita a parlare di un fondo di «magnitudo sufficiente» e «mirato ai settori e alle parti dell’Europa più colpite, dedicato a questa cresi senza precedenti». Ma non si dice se saranno prestiti o sussidi. In un evidente tentativo di prendere tempo, la palla è rimandata alla Commissione, per un’analisi dei «bisogni esatti» e una proposta adeguata alla sfida.
A questa si chiede, inoltre, di chiarire il legame con la cornice finanziaria pluriennale della Commissione (MFF), che comunque dovrà essere adeguata per affrontare la crisi attuale e le sue conseguenze. In pratica si dovrà discutere come e quanto sarà finanziato e in che modalità saranno distribuite le risorse tra i Paesi membri. Il Consiglio europeo si è dato appuntamento per il prossimo vertice in video conferenza il prossimo 6 maggio, data entro la quale la Commissione di Ursula Von der Leyen dovrà presentare la sua proposta.
Ma poi toccherà all’Eurogruppo, che riunisce i ministri delle Finanze della zona euro, valutare la proposta della Commissione. Verosimilmente nella riunione del 18 maggio. Ma probabilmente per arrivare a un accordo condiviso da tutti si dovrà andare all’11 giugno. Sarà infatti in programma la successiva riunione del gruppo guidato dal portoghese Mario Centeno. L’Italia vorrebbe il Recovery Fund operativo già dal 1 luglio, la Germania (che assumerà la presidenza Ue dal 1 luglio) pensa a gennaio 2021, quando sarà stato approvato un nuovo bilancio europeo «molto diverso e di dimensioni molto più grandi», come ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel.
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