Quasi cent’anni: tanto servirebbe per colmare in modo definitivo il divario di genere. Il dato è stato elaborato e confermato dal Forum economico mondiale nel Global Gender Gap Report 2020 e ne accompagna un altro di fatto: per accorciare la distanza, due temi importanti su cui lavorare sono cultura e sensibilizzazione. Il programma Coding Girls ideato dalla Fondazione Mondo Digitale va in questa direzione, coinvolgerà quasi cento classi delle scuole secondarie di secondo grado e trentadue partner accademici. L’obiettivo è quello di abbattere gli stereotipi e divulgare materie tecnico-scientifiche per mettere in luce l’importanza della partecipazione femminile alla crescita economica e sostenibile in un Paese al 125° posto su 153 per parità salariale, con retribuzioni delle donne più basse in tutte le categorie contrattuali.
I posti di lavoro ricoperti dalle donne sono 1,8 volte più vulnerabili rispetto a quelli degli uomini
“Se definisci i numeri del gender gap agghiaccianti – commenta Vittoria Colizza, alla guida del laboratorio EPIcx, Epidemics in complex environments all’Inserm – non saprei come definire quelli di quando iniziai l’Università. Al mio arrivo a Fisica eravamo 4 donne su 400 iscritti”. È un consiglio per tutte quelle studentesse che hanno una scarsa fiducia nelle loro possibilità. Sono state coinvolte 15.000 ragazze da 24 città in tutte le regioni per partecipare ad attività che spaziano da eventi, allenamenti online di coding, una maratona di elevator pitch e brevi presentazioni nate sulla scia di quelle degli imprenditori a potenziali investitori. Il progetto per le studentesse del terzo anno prevede l’insegnamento di programmazione e realizzazione di un prodotto; quelle del quarto anno conosceranno, invece, Arduino e le sue declinazioni del recupero secondo la logica del Do It Yourself (D.I.Y.) e quelle del quinto a maneggiare WordPress e gli strumenti necessari per la realizzazione di un Video CV. È un percorso che a poco a poco darà i suoi frutti, tentando di modificare i numeri: nel 2019, oltre il 70% dei laureati in ingegneria e scienze sono stati uomini e le donne laureate in informatica sono meno del 15%. Eppure le Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) non hanno un genere: “Dire io non sono portata è una frase sbagliata in partenza – spiega Colizza – sviluppare una passione significa già in qualche modo aver individuato un proprio talento. Io, della Fisica, ho sempre amato la risoluzione dei problemi grazie a un quadro teorico e metodologico rigoroso”. La Scienza sembra vivere un momento di rinnovata considerazione: “Già il fatto che sia arrivato in alcuni contesti, come quello hollywoodiano, mette in risalto che sia diventato un mestiere cool e popolare” conferma Vittoria Colizza, spiegando come la pandemia abbia dato una “brutta accelerata” al processo.
Costanza Falco
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