Queste uova sono due volte buone, prima di tutto perché sono di cioccolato e il cioccolato piace a tutti ma anche per il bene che permettono di fare”. Può sembrare l’ennesimo slogan pubblicitario di una fabbrica di dolci e invece si tratta del risultato della vendita di uova pasquali a favore dell’Arsenale dell’Accoglienza di Borghetto Lodigiano.
La storia di questa associazione è davvero particolare, perché nasce dall’esperienza decennale di una famiglia impegnata in attività di accoglienza e sostegno al prossimo che, attraverso l’incontro con altre persone e altre famiglie è cresciuta sempre più, fino ad ospitare oltre 50 persone in forma residenziale in 11 case situate in provincia di Lodi. L’associazione ha a cuore le esigenze di chi è in difficoltà e l’accoglienza è rivolta in particolar modo ai minori dagli 0 ai 18 anni, ai giovani adulti e alle giovani mamme sole con figli.
A spiegarci i risultati di questa iniziativa pasquale è Andrea Zanelli, un giovane padre che dell’Arsenale dell’Accoglienza è vice presidente e che con la moglie Daniela tre anni fa hanno deciso di lasciare la loro attività per dedicarsi a tempo pieno a questa nuova vita.
“L’Arsenale – ci spiega – è soprattutto una grande comunità di persone che condivide insieme il sogno di una società più accogliente e attenta ai bisogni di tutti. Noi amiamo definirci famiglie che hanno scelto di vivere con la porta aperta, ed effettivamente possiamo dire che questo non è solo un modo di dire, visto che nelle nostre case la porta non soltanto è sempre aperta, ma anche la chiave è inserita all’esterno e non all’interno. Un piccolo gesto che manifesta in forma visibile le nostre intenzioni”.
Oltre alle famiglie residenti, l’associazione si avvale anche di operatori professionali e porta avanti la propria attività grazie ai tanti volontari che dedicano tempo e risorse all’Arsenale.
“Proprio questi sono stati i primi ad acquistare le uova pasquali – continua Andrea Zanelli – ma poi abbiamo avuto il sostegno da parte di alcune scuole di Lodi e Codogno, di una azienda privata che ci ha ospitato e di un asilo nido del territorio. Grazie all’interessamento di tutti abbiamo venduto oltre 450 uova per un totale di 160 kg di cioccolato”.
Un buon risultato che acquista ancora più importanza a fronte di una situazione come quella attuale, che vede spesso una minore disponibilità di risorse economiche nelle famiglie italiane, che comunque non smettono di essere solidali e donare tempo e soldi al volontariato sociale. Volontariato sociale che, come in questo caso, ha bisogno del supporto dei volontari perché senza il loro aiuto non sarebbe possibile sostenere tutte le attività in essere.
Ma cosa spinge una coppia come quella di Daniela e Andrea a lasciare il proprio lavoro e la vita cosiddetta “normale” per costituire una comunità famigliare composta oltre che dai loro due figli anche da altri 11 ragazzi minori?
“Il tutto nasce sempre da un sogno e il nostro è stato quello di creare un villaggio davvero accogliente per tutti. Oggi pensiamo di esserci in buona parte riusciti perché le nostre undici case, anche se sono fisicamente situate su comuni diversi del lodigiano, creano insieme un villaggio reale.
Aggiungo anche che ho sempre creduto nelle seconde opportunità: prima di tutto per tutti gli ospiti che arrivano da situazioni di disagio e possono sperimentare una comunità famigliare e sociale diversa e accogliente, ma anche per noi stessi che abbiamo potuto rimetterci in gioco in questa avventura”.
Vi manca il lavoro che facevate prima di aprire una comunità famigliare?
“Certo la vita di oggi è diversa da quella di quattro anni, però voglio anche dire che tutto il bagaglio di esperienza che uno si porta dietro non va sprecato. I miei studi e anni di lavoro nell’ambito della comunicazione e del marketing non sono più prestati ad una azienda ma all’associazione; la professionalità si è solo spostata”.
Angelo Ambrogini
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