La quarantena ha stravolto la nostra vita e ci ha isolati l’uno dall’altro. Non vediamo più i nostri amici, i nostri colleghi e i familiari che non abitano con noi. Molti hanno la fortuna di vivere con la propria famiglia o il proprio partner, ma non per tutti è così. C’è chi, volente o nolente, si ritrova a spendere la propria quarantena in solitaria, lontano dagli affetti più cari. Tra le persone che vivono da sole, una delle categorie che soffre di più è sicuramente quella degli anziani. Sono quelli più a rischio contagio, ma anche quelli che stanno vivendo peggio questo periodo. Fanno parte di una generazione che non è avvezza all’uso dello smartphone, dei social o di Netflix. Hanno bisogno di socialità, di stare con le persone, più di altri. E’ così che nasce “Una chiamata un sorriso”.
L’idea
L’iniziativa nasce proprio con l’idea di dare assistenza emotiva alle persone anziane che vivono da sole. Il progetto, partito da Roma, ha spopolato in tutta la penisola, testimoniando il grande cuore degli italiani. Tramite i social infatti è arrivata ovunque con richieste da ogni regione. Gli anziani ricevono ogni giorno un telefonata, sempre da uno stesso volontario, “su cui abbiamo fatto ovviamente prima ogni verifica di sicurezza e dato regole ben precise” precisa la promotrice dell’iniziativa, Valentina Salerno. Si sentono ogni giorno, si chiamano solo per nome e si chiacchiera un po’, si raccontano la giornata, il passato, gli affetti. “Abbiamo storie commoventi e non solo da chi riceve le telefonate, il destinatario, ma anche e soprattutto dai volontari. Mi sembra di parlare con il nonno che non ho più, il padre che ho perduto di recente, ci dicono. Un’onda di empatia bellissima” racconta la Salerno, che nel quartiere romano è promotrice di varie iniziative e lei stessa impegnata nell’aiuto di persone in difficoltà.
Come funziona
“Abbiamo fatto ad oggi 60 ‘accoppiamenti’ di persone che si sentono ogni giorno e andremo avanti fin quando vorranno. Riceviamo tante telefonate sia di chi vorrebbe ricevere e sia di chi vorrebbe dare ma posso dire che alla fine è la stessa cosa perchè fa bene ad entrambi”. Al momento sono più donne che uomini a telefonare, con un’età che va dai 30 ai 50 anni, “poi capita che si proponga come volontario qualcuno che si sente dalla voce che è anziano, noi capiamo il messaggio e lo mettiamo tra i destinatari perchè è già capitato che sia un vecchietto che con orgoglio non vuole sentirsi ‘destinatario’. Come pure è capitato che parenti segnalino anziani che non hanno dimistichezza con la tecnologia ma vorrebbero ricevere sostegno”.
C’è un numero unico per Una chiamata un sorriso e poi gli organizzatori, Valentina Salerno con le persone del comitato Colle Oppio e gli altri associati (Boulevard Merulana, altra rete fondamentale di sostegno del quartiere, Eòo Design e Circolo degli Anziani Colle Oppio) filtrano le richieste, verificando identità e dando priorità ovviamente alla sicurezza degli incontri virtuali. “Ci sono molti modi per aiutare gli altri in questa emergenza, è un momento drammatico per tutti che ci da però l’opportunità di riscoprirci più umani, di renderci utili per come possiamo, di sentirci connessi anche a distanza , nelle piccole cose che spesso racchiudono le grandi. Donare qualche minuto di tempo, comporre un numero di telefono e dare sostegno emotivo a una persona, sola o in difficoltà, semplicemente chiacchierando un po’ con le, può farci, conclude, vedere le cose che sono capitate sotto una luce diversa”.
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