Il coronavirus ha portato con sé una serie di restrizioni tra cui l’esigenza per tutte le persone di rimanere in casa evitando qualsiasi tipo di spostamento. Ne consegue che il traffico nelle varie città è diminuito drasticamente. A Milano, una delle città più inquinate dell’Europa occidentale, le strade sono semivuote anche nei cosiddetti orari di punta, dove da sempre si creano code interminabili di automobili.
RISCHIO DI UN MAGGIORE INQUINAMENTO
Con l’allentarsi delle restrizioni le persone possono finalmente tornare ad avere qualche libertà in più e a muoversi con maggiore frequenza. La preoccupazione delle città è che, per paura del contagio, le persone si affideranno sempre meno ai mezzi pubblici in favore di un maggiore utilizzo delle auto private. Ne conseguirebbe una crescita drastica dell’inquinamento.
MILANO E L’URBANISTICA TATTICA
Per evitare, o almeno contenere, questa possibilità Milano ha fatto riferimento a quella definita come urbanistica tattica. Filosofia nata alcuni decenni fa da parte di alcuni attivisti in favore di una mobilità più sostenibile. In tal senso la grande città ha annunciato che entro settembre realizzerà 23 chilometri di nuovi percorsi ciclabili e altri 12 entro la fine del 2020. Metà dei progetti riguardano strade che partono dalla periferia e arrivano a ridosso dal centro. E almeno in due casi avranno l’ambizioso obiettivo di offrire un’alternativa ai mezzi pubblici.
UN NUOVO PERCORSO DA PIAZZA SAN BABILA A SESTO SAN GIOVANNI
L’iniziativa più importante riguarda la creazione di un nuovo percorso che colleghi piazza San Babila con il comune Sesto San Giovanni cercando di ricalcare il tragitto della linea rossa della metropolitana, una delle più frequentate dai pendolari. Come sostiene Marco Granelli (Assessore a Mobilità e Lavori pubblici) “Milano aveva un asse importante di trasporto pubblico rappresentato dalle metro, che portavano circa 1,4 milioni di persone al giorno, se dobbiamo mantenere il distanziamento sociale fra passeggeri, va ridotta la loro portata a un terzo o un quarto. Significa che balla un milione di persone: dobbiamo evitare che tutti loro entrino in città con l’automobile».
COME CREARE PIU’ SPAZIO PER I CICLISTI
Milano non punta a creare vere e proprie piste ciclabili ma piuttosto spazi più sicuri per i ciclisti nelle strade già esistenti come nel caso di Corso Buenos Aires. Questa via, una delle più famose della città, è costituita da una strada di 32 metri d’ampiezza di cui 21 sono riservati alle automobili. Per fare spazio alle biciclette il comune vuole ricavare uno spazio di 4,5 metri per ogni lato. Il tutto dimezzando le corsie riservate alle auto (passando da quattro a due) e spostando le aree di parcheggio a ridosso della carreggiata. Il comune prevede che i sei chilometri del tracciato da San Babila a Sesto San Giovanni saranno pronti entro luglio.
DIMINUZIONE DEI LIMITI DI VELOCITA’
Tra le altre iniziative attuate vi è anche quella di abbassare i limiti di velocità di alcuni contro-viali. Passando da 50 chilometri all’ora a 30 a favore della salvaguardia di ciclisti e pedoni. In questo caso verranno abbassati i limiti di viale Famagosta, viale Zara e viale Certosa. Come sostiene Mazzei la creazione delle zone 30 nei controviali «è una di quelle iniziative su cui ci vorrebbe più coraggio, se i controviali devono diventare spazio a disposizione di pedoni, biciclette e monopattini, il limite dovrebbe essere abbassato a 15 o 20 chilometri all’ora. In questo modo avremmo decine di percorsi ciclopedonali a costo zero».
Giulia Bueloni
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